Internazionale

Democratici, rabbia dopo lo stop allo «shutdown»

Democratici, rabbia dopo lo stop allo «shutdown»Charles E. Schumer, leader della minoranza dem al senato Usa – LaPresse

Stati uniti La base non ci sta. E i 15 senatori più a sinistra che hanno votato «no» infiammano il dibattito

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 25 gennaio 2018

La fine dello shutdown, abbandonato dopo tre giorni dai democratici che, in cambio della promessa dei repubblicani di riaffrontare il tema della protezione dei Dreamers, giovani americani arrivati negli Usa illegalmente da bambini, hanno firmato un programma di bilancio a breve termine, ha provocato un’ondata di discussioni tra il partito e la base e all’interno del partito stesso.

Il voto dei democratici non è stato all’unanimità, i 15 senatori più a sinistra, come Booker, Sanders, Warren, non avrebbero interrotto il blocco dei lavori.

«Voglio vedere il governo riaprire quanto chiunque altro, ma questo disegno di legge non risolve il problema morale che dobbiamo risolvere. Ecco perché ho votato contro» ha twittato Kristen Gillubrand riassumendo il pensiero di tutti i dissidenti.

Come parte dell’accordo, Mitch McConnell, leader della maggioranza, ha promesso un dibattito sull’immigrazione «equo e aperto», oltre a ciò i democratici hanno ottenuto un’estensione di sei anni del finanziamento del programma di assicurazione sanitaria per bambini che serve circa 9 milioni di bambini bisognosi.

Questo però non basta ai 15 senatori della linea dura e, con il passare dei giorni, anche alcuni tra i concilianti stanno pensando di aver commesso un passo falso. E ci sono le reazioni della base che non avrebbe abbandonato lo shutdown,

«Mi sono commosso fino alle lacrime quando i democratici lottavano per i valori progressisti e per i Dreamers – ha detto al Guardian Frank Sharry, direttore esecutivo di America’s Voice, un gruppo a difesa dei migranti – Oggi sono alle lacrime per delusione e rabbia».

A questo si aggiungono le dichiarazioni di Trump che sbeffeggia il leader della minoranza democratica Schumer per avere capitolato, e ribadisce che il muro con il Messico resta. Dal canto suo Schumer il giorno dopo aver riaperto i lavori del governo, ha dichiarato: «L’offerta del muro è fuori discussione». La dichiarazione segna un’altra svolta nel dibattito, probabilmente dettata anche dall’evidenza che negoziare con questo Partito repubblicano non dà alcuna garanzia tranne quella di fomentare divisioni interne ai democratici.

Il problema dello shutdown è che priva dello stipendio gli impiegati del governo, ma in questo momento ad essere in pericolo, oltre alla credibilità dei democratici, ci sono quasi un milione di persone che potrebbero vedere le loro vite compromesse in poco tempo.

Il problema è stato solo rimandato, il provvedimento temporaneo di spesa, che consente il finanziamento del governo arriva solo al prossimo 8 febbraio, durante questo periodo il dibattito «equo e aperto» sull’immigrazione dovrebbe andare avanti per arrivare a quella data con un piano bipartisan.

La linea moderata che i democratici continuano a portare avanti, nonostante la loro base stia andando da tutt’altra parte, al momento non sembra  ottenere grandi risultati. In queste settimane, quindi, il partito di Schumer dovrà decidere anche che linea adottare e mantenere.

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