Cultura

Dell’amore e della memoria. La lingua basca, perduta e ritrovata

Dell’amore e della memoria. La lingua basca, perduta e ritrovataBernardo Atxaga / licenza wikicommons

NARRATIVA «Il figlio del fisarmonicista», un romanzo di Bernardo Atxaga edito da 21lettere

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 3 ottobre 2023

La lingua euskera, ovvero quella in cui si scrive e si parla nei territori baschi, è misteriosa, fatta di suoni duri, di consonanti che si rincorrono, di parole svanite, di altre che svaniranno, e di altre che chi possiede il linguaggio tenta di salvare, e sono i vecchi, gli archivi, i libri di grammatica e gli scrittori, sono soprattutto i grandi scrittori. Uno di questi, forse il più importante è Bernardo Atxaga autore della strepitosa raccolta di racconti Obabakoak riedita in Italia nel 2020 da 21lettere. Quei racconti apparentemente slegati tra di loro, ma tenuti insieme da un filo sottile, mostravano la storia di un popolo, di vite solitarie, di abbandoni, durezza, di un territorio aspro, di grandi amicizie, di senso di perdita e di linguaggio.

ATXAGA ha sempre saputo che la memoria va tenuta viva e che ogni storia non portata alla luce si trasforma in un frammento di comunità perso per sempre. In questo 2023, 21lettere ha pubblicato il (suo) grande romanzo del popolo basco, Il figlio del fisarmonicista (pp. 448, euro 19, traduzione di Paola Tomasinelli), un libro meraviglioso che – partendo dalle vicende di una famiglia e dell’amicizia tra due ragazzi baschi, proseguita anche da lontano per tutta la vita – disegna la storia basca, con tutta la sua luce, le inevitabili ombre, gli amori, il desiderio di fuga, la voglia di ritornare, l’Eta, il franchismo, la guerra, Guernica, il fascismo.

David è emigrato negli Stati Uniti, vive in un bellissimo ranch con la moglie e le due figlie piccole, allevano cavalli, non ha mai dimenticato le sue origini, il popolo basco, l’integrità di suo zio, i dubbi (numerosi) sui comportamenti del padre. Il romanzo comincia con la sua morte, alla cerimonia partecipa anche Joseba, il suo amico d’infanzia, al quale è rimasto legato. Mary Ann, moglie di David, gli affida un manoscritto in lingua basca, è il romanzo / memoriale che David ha scritto in molti anni, in maniera riservata, timida, con la paura di pubblicarlo. Nelle pagine c’è la sua vita e quella del popolo basco, con tutte le contraddizioni, le lotte per la libertà e le oppressioni. Mary Ann conosce poche parole basche ma parla lo spagnolo, affida a Joseba una copia, affinché lo legga e poi lo pubblichi. L’amico fa qualcosa in più, lo riscrive insieme alla memoria dell’amico morto, così il libro diventa una storia potente a quattro mani.

ATXAGA ADOPERA lo stratagemma del romanzo nel romanzo, esperimento metaletterario che serve allo scopo. Attraverso diversi salti temporali, flashback, narrazioni in tempo reale che si alternano a quelle scritte da David e Joseba, porta le lettrici e i lettori in un mondo fantastico, fino a vicende che sembrano lontane ma che ci viaggiano accanto. La storia di una piccola regione e della sua gente, una storia che somiglia a molte storie, ma che è unica e va raccontata.

Atxaga vuole che la «lingua che nessuno conosce» non vada perduta e costruisce una narrazione armoniosa, di sentimenti profondi insieme alla difficoltà di certi rapporti, e ci ricorda che durante le oppressioni e le guerre i chiaroscuri sono molti e le verità non sono mai del tutto vere. La fierezza della gente basca va salvaguardata, una nazione – piccola o grande che sia – è sempre un fatto di scelte, di memoria e linguaggio; e – in questo caso – anche di grande letteratura.

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