Della simpatia e dell’antipatia tra le piante
Con trepidazione per scrivere di consociazioni tra le piante sono andato a spulciare vecchi testi, tra i tanti ne ho trovati due particolarmente interessanti, Nuova agricoltura biologica di Mauro Milani […]
Con trepidazione per scrivere di consociazioni tra le piante sono andato a spulciare vecchi testi, tra i tanti ne ho trovati due particolarmente interessanti, Nuova agricoltura biologica di Mauro Milani […]
Con trepidazione per scrivere di consociazioni tra le piante sono andato a spulciare vecchi testi, tra i tanti ne ho trovati due particolarmente interessanti, Nuova agricoltura biologica di Mauro Milani e Le jardin potager biologique di Claude Aubert.
Sono due manuali pubblicati nei primi anni Settanta. Pagine intere, dedicate alla positiva interazione tra le piante nel nostro orto. A volerle riportare, anche rimaneggiando e di parecchio il loro contenuto, non basterebbe lo spazio di un articolo. Aver citato questi libri mi serve per affermare che questa verità oggi viene ribadita anche da studi più recenti.
Il lavoro di Stefano Mancuso, neurobiologo vegetale, per esempio lo ribadisce. Le piante, come noi esseri umani, come gli altri animali, provano vere e proprie simpatie ed antipatie le une con le altre.
Nel medio evo, nell’hortus conclusus, quella microstruttura all’interno delle mura, le solide mura dei conventi e delle abbazie, si sono tramandate tante conoscenze e saperi che sono ancora utilissimi. In quegli orti, per esempio, si usava piantare melissa ai quattro punti cardinali. La melissa ha effetti benefici su tutte le altre piante aumentandone gli oli essenziali.
In generale, è buona norma avere sempre intorno all’orto dei bei cespugli di salvia, rosmarino e menta. Se è celebre l’effetto positivo dell’aglio sulla rosa – l’aglio infatti contribuisce a tenere lontani gli afidi ed esalta il profumo del fiore – bisognerebbe sperimentare altrettanto benefiche consociazioni. I contadini di una volta sapevano, per averle sperimentate, che determinate consociazioni o accostamenti risultano benefici e potenziano le difese da determinati parassiti che minacciano le colture.
La menta coltivata accanto al cavolo tiene lontana la cavolaia con il suo odore. In generale, le piante officinali sono necessarie proprio per ottenere questo effetto: insetti nocivi avvertono come repellenti questi odori e si tengono lontani.
Esistono anche le antipatie. Il finocchietto selvatico o la ruta, per esempio, vanno coltivati più in disparte. Sappiamo che in natura molte specie hanno imparato a secernere sostanze per inibire la germinazione dei semi delle altre piante, quindi bisogna provare e provare ancora perché leggere non sempre aiuta.
Su alcuni testi si legge che la salvia si associa bene al rosmarino. Su altri, l’esatto contrario.
La mia esperienza ventennale mi dice che piantati vicino possono vivere ma se il rosmarino allunga i propri rami verso l’alto, la salvia, allora, cerca il proprio spazio dappertutto ma non addosso alla salvia. E ancora.
Se la menta sta bene proprio dappertutto, anzi, spesso deborda, dobbiamo imparare le consociazioni virtuose che difendono le nostre coltivazioni. Il tagete, se introdotto tra le file dei pomodori, contribuisce ad allontanare i nematodi. Impariamo dalle appropriate letture, e ancor più dall’esperienza diretta, che le nostre piante tra loro sono in continua comunicazione, sta a noi verificare le giuste consociazioni e seminare o piantare più vicine o distanti le varie essenze per una armonia ed un buon equilibrio nei nostri orti. Provateci.
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