Delitto, reclusione e tormento: gotico nella Scozia rurale di Elspeth Barker
Scrittrici scozzesi «O Caledonia», da Bompiani
Scrittrici scozzesi «O Caledonia», da Bompiani
Elspeth Barker, narratrice e giornalista scozzese, ha colto il suo maggiore successo con il romanzo O Caledonia, uscito nel 1991, segnalato da diversi riconoscimenti letterari. Il titolo è stato poi dimenticato e riproposto nel 2021, per l’ottantesimo compleanno dell’autrice, scomparsa nel 2022. Questa opera, che esplora i territori del gotico con originalità, giunge per la prima volta in lingua italiana, nell’ottima traduzione di Beatrice Masini, edita da Bompiani (pp. 191, € 18,00, con prefazione di Maggie O’Farrell). La trama si inaugura con un delitto: Janet (in cui l’autrice proietta frammenti di autobiografia della sua adolescenza scontrosa) viene trovata morta mentre indossava l’abito di pizzo nero della madre, a cui aveva mutilato la coda, che le impediva di camminare. La sua tomba reca un messaggio di castigo, come a stigmatizzare il suo comportamento: «per troppo masticare nella tomba son finito/ la mamma ha detto basta, ma le ho disobbedito». Il desiderio nel suo aspetto più cupo e minaccioso è il basso continuo della visione della protagonista. Memorabile è la scena in cui cerca di eliminare una sorellina neonata sotto un cumulo di foglie marce, annunciando alla madre che «un brutto ratto l’aveva mangiata».
Il paese intorno è ossessionato dalla visione calvinista, per cui il peccato deve essere punito senza pietà. Per questo vengono tormentate le donne che si sono concesse ai militari polacchi giunti con la guerra, per cui viene fondato uno speciale istituto, che le reclude dal mondo. Il nonno, predicatore e allevatore di pappagalli, ha il sogno di radunare nella sua dimora gli uccelli più vecchi di cui è a conoscenza, perché con le loro parole permettano di scoprire segreti della Storia, triturata nelle frasi ripetute nel corso di tutta la loro lunghissima esistenza. Auchnasaugh, il campo dei sospiri, come vuole il nome, porta alla meditazione, al silenzio, alla lettura. La brughiera e il mare sono ispiratori di storie, che la protagonista cerca nei libri, dopo le prime folgorazioni ascoltando la lettura di Hiawatha di Longfellow, per poi ricorrere spesso al Libro di poesie per bambini e bambine di Smith. Janet, mentre costruisce sulla spiaggia battuta dal vento castelli per principesse, rivive le vicende di Macbeth, trovando nel corso delle sue passeggiate i luoghi in cui si era svolta la tragedia. Anche leggere, visto come forma di piacere e non di comune castigo scolastico, viene vietato dalla famiglia nelle ore notturne. Ma la tentazione di leggere altre sanguinose pagine dei fratelli Grimm, con le perfette illustrazioni di Arthur Rackham, è troppo forte. Janet ruba un grosso fanale da bicicletta e si nasconde sotto le coperte. Il ritmo della prosa è diviso quindi tra proibizioni e fughe, nel racconto di una breve vita, vissuta tra sogni e visioni, che viene spenta tragicamente. Elspeth Barker è assai pungente nel narrare i turbamenti del cuore della giovane protagonista, tra fantasticherie seducenti e duri scontri con il reale.
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