Una delle artiste più sottostimate degli ultimi anni è senza tema di smentita l’autrice algerina, di origini berbere, Souad Massi. La sua storia, sin dagli anni novanta con la leggendaria rock band Atakor che vi consigliamo di ascoltare, racconta di una musicista con uno spessore artistico ed umano invidiabile. Esperienze di una vita che con delicatezza, sapienza e carisma, ha riversato nell’album composto da undici incisioni. All’acsolto scivolano via con facilità e leggerezza, mostrando una scorza pop intrisa di global south della miglior fattura. Trasmettono in particolare questa sensazione Dessine-moi Un Pays, Ciao Bello e Sequana. Ma non ci si lasci ingannare, perché vi è sempre un contenuto di valore sia nella drammaturgia sonora che quella scritta. Non è un caso che Justin Adams sia della partita, allargando ancor più l’attitudine desert blues e rock di lei. Che è una stella da avere nella discografia: la ben nota Hurt portata alla luce da NIN e Johnny Cash, il fervore giovanile di Twam, la polvere sahariana di Mirage e l’emozionante tributo Victor (Le Son de la Main) dedicata al cantautore cileno Jara, sono la prova concreta di un lavoro a dir poco struggente.