Deir Ezzor è libera e le truppe irachene entrano in al Qaim
Siria L'esercito siriano ha ripreso l'ultimo bastione dello Stato islamico in Siria. Le truppe irachene riprendono gran parte di al Qaim. Attentato suicida di an Nusra (al Qaeda) nel Golan contro villaggio druso. Israele pronto ad intervenire
Siria L'esercito siriano ha ripreso l'ultimo bastione dello Stato islamico in Siria. Le truppe irachene riprendono gran parte di al Qaim. Attentato suicida di an Nusra (al Qaeda) nel Golan contro villaggio druso. Israele pronto ad intervenire
Ormai è solo una questione di giorni e la frontiera tra la Siria e l’Iraq tornerà sotto il controllo pieno delle autorità di Damasco e Baghdad. La vittoria a Deir Ezzor annunciata ieri dell’esercito siriano con la liberazione di tutta la città sull’Eufrate dalla presenza degli uomini dello Stato islamico, è coincisa con l’ingresso delle forze amate irachene ad Al Qaim, ultima roccaforte dei jihadisti in Iraq nei pressi del confine con la Siria. Ciò significa che i due Paesi, alleati tra di loro e dell’Iran, torneranno a comunicare regolarmente con enormi vantaggi strategici, militari ed economici. Un scenario che certo non piace all’Amministrazione Trump che, con i suoi principali alleati nella regione, Israele e Arabia saudita, nelle ultime vittorie delle truppe siriane e irachene legge il ricostituirsi sul terreno dell'”asse sciita” sotto il comando dell’Iran. Asse che parte a Tehran, passa per Baghdad e Damasco, e arriva fino al Libano del sud di fatto controllato dal movimento di resistenza Hezbollah. Dietro le quinte però Washington sembra rendersi conto che deve fare i conti con la realtà, a cominciare dalla solidità del potere del presidente Bashar Assad in Siria. Un funzionario dell’intelligence Usa si sarebbe recato in “segreto” in visita a Damasco, riferiva ieri il quotidiano libanese Al Akhbar. Il funzionario sarebbe arrivato a Beirut a inizio settimana e si sarebbe poi recato a Damasco martedì dove ha incontrato la controparte siriana nel quadro dei contatti in corso tra la Cia e i servizi di sicurezza siriani.
Intanto ieri, mentre i siriani festeggiavano la riconquista di Deir Ezzor e di altre porzioni di territorio nazionale nell’Est del Paese, a sud, nei pressi del Golan occupato da Israele, la situazione appariva sul punto di precipitare. Dopo un attacco suicida – almeno nove morti – e un successivo attacco di dozzine dei qaedisti di An Nusra contro il villaggio druso di Khader, sul versante siriano del Golan ma a soli tre chilometri dalle linee israeliane, Tel Aviv ha fatto sapere di essere pronta ad intervenire con suoi soldati per «proteggere» e «portare soccorso» agli abitanti. «L’esercito è pronto ad aiutare gli abitanti del villaggio per impedire danni o una occupazione», hanno comunicato le forze armate israeliane. Da Londra, dove è in visita, il premier Netanyahu ha parlato di «l’amicizia che proviamo verso i nostri fratelli, i drusi». In sostanza Israele si propone come protettore dei drusi siriani e “garante” della stabilità nella regione a ridosso del Golan, in alternativa alle autorità di Damasco. La tensione è forte nell’area. L’ingresso, oltre le linee armistiziali, di truppe israeliane in territorio siriano darebbe il via a una immediata escalation militare. La tensione tra i due Paesi è alta a causa dei raid aerei israeliani in territorio siriano contro presunti convogli carichi di armi destinate, secondo Tel Aviv, al movimento sciita libanese Hezbollah alleato di Damasco.
Questo approccio duro, almeno a parole, di Israele nei confronti di An Nusra contrasta con le rivelazioni di questi ultimi anni sui contatti che l’esercito israeliano avrebbe avuto con i qaedisti e altri gruppi islamisti radicali nel sud della Siria. Si è anche parlato dell’intenzione israeliana di dare vita sul versante siriano del Golan a una sorta di “zona cuscinetto” sotto il controllo di forze ribelli siriane, allo scopo di tenere a distanza dalle sue linee i combattenti di Hezbollah e iraniani che assistono l’esercito siriano. Tel Aviv sostiene di aver soltanto offerto aiuti umanitari destinati alla popolazione civile siriana e di aver curato nei suoi ospedali feriti gravi e bambini ammalati.
«Il nostro esercito ha preso il pieno controllo della città di Deir Ezzor», ha annunciato con enfasi la tv pubblica siriana. Già giovedì varie fonti avevano riferito dell’avanzata decisiva delle forze siriane contro i jihadisti nel capoluogo dell’omonima provincia ricca di petrolio situata al confine con l’Iraq. Negli ultimi giorni l’esercito siriano aveva già preso il controllo dei distretti di al Hamidiya, Sheikh Yassin, al Ardhi e al Rashidia. Deir Ezzor è rimasta dal 2014 quasi interamente sotto il controllo dello Stato islamico. A settembre le truppe governative siriane erano arrivate nell’area rompendo l’assedio imposto dagli uomini del Califfato e dando il via alla riconquista della città. Lo Stato islamico ora controlla solo piccole porzioni della provincia di Deir Ezzor, della provincia di Hama e a sud di Damasco. Dall’altra parte del confine le forze governative irachene e le milizie alleate una settimana fa hanno lanciato un’offensiva per riprendere il controllo della regione di Al Qaim – 150.000 abitanti, tutti musulmani sunniti – dove si troverebbero circa 1.500 jihadisti che ora starebbero cercando di riorganizzarsi nella cittadina di frontiera siriana di Abukamal.
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