Alle nove di ieri sera con 142 voti favorevoli, 74 contrari e 10 astenuti l’aula del senato ha approvato l’articolo unico della legge di conversione del decreto «semplificazioni». Il decreto è un testo partito con undici articoli e cresciuto fino a oltre 600 pagine, a forza di inglobare emendamenti della maggioranza che lo voleva utilizzare come un taxi per portare a casa diversi provvedimenti più o meno urgenti. Ma alla fine è dimagrito per l’intervento del presidente della Repubblica. Tra liti nella maggioranza, minacce di far saltare il tavolo e passi indietro obbligati per non rischiare che il Quirinale rifiutasse di promulgare il testo finale, ci sono voluti quarantaquattro giorni. E così alla camera ne restano appena sedici per convertire definitivamente il decreto che altrimenti decadrebbe. Una nuova richiesta di fiducia è alle porte.

Tra le misure sopravvissute allo stralcio deciso lunedì dalla presidente del senato – che su input del Colle ha falcidiato 63 emendamenti discussi e approvati inutilmente in commissione e che potevano essere dichiarati inammissibili precedentemente – lo stop alle nuove concessioni di trivellazione in mare per la ricerca di idrocarburi. Stop di un anno e mezzo ottenuto dai 5 Stelle che però si limita alla ricerca di nuovi pozzi e non ferma l’attività estrattiva né la proroga automatica delle concessioni in essere. I 5 Stelle hanno ottenuto un aumento di 25 volte dei canoni di sfruttamento delle risorse, la loro richiesta iniziale agli alleati era di aumentarlo 35 volte. Si tratta in ogni caso di canoni che non andranno alle regioni ma allo stato, che li accantonerà in previsione dei ricorsi contro lo stop che le società estrattive molto probabilmente avanzeranno, con tanto di richiesta di risarcimento. Nel corso della discussione su questo punto, il Pd ha avanzato con un emendamento la proposta di immediato stop alla tecnica dell’airgun per la ricerca di nuovi giacimenti, tecnica particolarmente dannosa per le specie marine, e ha poi fatto notare come i 5 Stelle – compresa la ministra Lezzi presente in aula – in ossequio al patto con la Lega abbiano votato contro, smentendo così una promessa elettorale.

Tra le altre norme sopravvissute nel decreto, l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti, la cancellazione della cosiddetta «tassa sulla bontà», cioè il raddoppio dell’Ires alle imprese del no profit appena introdotto dal governo in legge di bilancio e adesso corretto (all’unanimità), le nuove norme sugli «autoservizi pubblici non di linea» che stanno provocando la protesta degli autisti degli Ncc (noleggio con conducente), la proroga del termine per la restituzione del finanziamento a titolo oneroso concesso ad Alitalia (900 milioni) e lo stanziamento di 10 milioni in favore delle vittime della tragedia di Rigopiano.