Intorno alle 20 di ieri il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge sull’immigrazione che introduce nuove regole per le navi delle organizzazioni umanitarie attive nel Mediterraneo. Contestualmente a un’altra misura analoga che riguarda impianti di interesse strategico e nazionale. In una logica opposta a quella dei «porti chiusi» salviniani, il regolamento garantisce «transito e sosta in territorio nazionale» a condizione che le Ong rispettino sette requisiti. Questi varranno soltanto per i mezzi che effettuano attività di ricerca e soccorso di natura sistematica. In caso di violazioni sono previste multe fino a 50mila euro, il sequestro dei mezzi, fino alla confisca.

L’OBIETTIVO PRINCIPALE del governo è quello di impedire alle organizzazioni umanitarie di realizzare più soccorsi durante la stessa missione. Per questo il porto di sbarco va chiesto nell’immediatezza del primo intervento e raggiunto senza ritardo. Inoltre le modalità di ricerca e soccorso non devono aggravare situazioni di pericolo a bordo – tradotto: le navi non devono continuare a pattugliare le acque internazionali davanti la Libia con i naufraghi a bordo – e nel caso di operazioni plurime queste devono rispettare l’obbligo di notifica e quello di arrivo nel luogo di sbarco senza ritardo. Un punto, quest’ultimo, che risulta ambiguo e sembra voler ostacolare la possibilità, o meglio il dovere, di rispondere a casi Sar (search and rescue) ancora aperti dopo aver già effettuato un soccorso.

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PER COMPRENDERE in pieno questa disposizione bisognerà vedere cosa accade in mare perché è proprio in casi simili che la normativa italiana potrebbe entrare in conflitto con quelle internazionali di rango superiore. Già da due settimane il Viminale ha adottato la prassi di indicare un porto, lontanissimo, subito dopo il primo salvataggio: mentre Life Support e Sea-Eye 4 navigavano verso Livorno hanno risposto a degli Sos salvando i migranti in pericolo su due diversi barconi. Difficile credere che con il nuovo regolamento sarebbe cambiato qualcosa: se il comandante non offre assistenza a chi chiede aiuto si macchia di omissione di soccorso.

ALTRI PUNTI del regolamento prevedono che le navi rispettino alcune condizioni di sicurezza e idoneità alla navigazione nelle acque territoriali e che i capitani raccolgano le intenzioni di richiesta di protezione internazionale tra i naufraghi e forniscano tutti gli elementi necessari a ricostruire nel dettaglio le fasi del salvataggio. L’aspetto che riguarda le richieste di asilo è controverso e rischia di aprire un nuovo scontro a livello europeo, se l’intenzione del governo è insistere affinché i paesi di bandiera delle navi, almeno quelli Ue, se ne facciano carico. Il secondo elemento si riferisce alla collaborazione dell’equipaggio nell’identificazione degli scafisti. Ruolo che non ha nulla a che fare con quello dei trafficanti, come spesso si crede, e tende a ricadere sui migranti più poveri che non riescono a pagare il viaggio o su quelli che hanno delle competenze nautiche di base. In ogni caso non sarà semplice per personale che non è formato a ruoli di polizia concentrarsi su questo aspetto.

LE MISURE PUNITIVE previste dal provvedimento saranno di tipo amministrativo, come già nei decreti sicurezza di Salvini e differentemente dalla riforma Lamorgese. È una questione centrale perché, oltre a privare le Ong delle più ampie tutele garantite dal diritto penale, assegna il potere di imporre le sanzioni ai prefetti. Rendendole dunque più efficaci. Quelle previste sono multe fino a 50mila euro, fermi amministrativi e addirittura confische delle navi in caso di recidiva. Da notare che nei casi di blocco dei mezzi è stabilito esplicitamente che i custodi dovranno essere armatore, comandante o altri soggetti obbligati in solido. Questo per scaricare su di loro le spese di custodia. Evidentemente il governo è memore dello schiaffo che il giudice per le indagini preliminari di Trapani ha dato alla locale capitaneria di porto stabilendo che, in quanto custode giudiziario, deve ristabilire le condizioni originali della nave Iuventa sequestrata ad agosto 2017.

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DAL DECRETO sono rimaste escluse, per dissidi tra i partiti di maggioranza, le misure contro baby gang, cyberbullismo e violenza sulle donne. Saranno discusse nelle prossime settimane.