Un sindaco antimafia, da nove anni sotto scorta, ferito ma integro nelle sue rivendicazioni. Si presenta così Antonio Decaro ieri in conferenza stampa a Bari, all’indomani dalla notizia della nomina di una Commissione d’accesso da parte del Viminale che valuterà il possibile scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. Decaro è un fiume in piena, si commuove, alza la voce, scompagina documenti e articoli di stampa. E giù con una serie di fatti che lo hanno visto impegnato nel ripristino della legalità con annesse minacce e intimidazioni: «Il problema vero è il trasformismo – spiega -. E ho colpa pure io perché quelle persone arrestate me le sono ritrovate in maggioranza». Rivendica però di aver denunciato persone che votavano per liste legate a lui dopo aver preso denaro: «Qualcuno ha fatto denunce nel centrodestra? No» attacca.

IL SINDACO è sotto assedio: il governo, alla vigilia delle comunali, cerca di scardinare il centrosinistra attraverso l’inchiesta che ha terremotato la città. «È inquietante – prosegue – vedere un gruppo di parlamentari del centrodestra della mia regione che sono andati nella stanza del ministro, hanno fatto una fotografia e dopo hanno fatto una conferenza stampa spiegando che avevano chiesto al ministro di fare un’ispezione nel comune. Incuranti del Procuratore distrettuale antimafia che ha detto “l’amministrazione comunale di Bari ha saputo rispondere alla criminalità organizzata”. Gli stessi soggetti, che nel 2019 hanno portato in Consiglio comunale due consiglieri arrestati per voto di scambio, ora spingono per lo scioglimento, evento mai successo nemmeno ai tempi di Mafia Capitale». Passerà alla storia l’alba del 26 febbraio scorso, quando Bari si è svegliata con un terremoto che non accenna a placarsi.

UNA MAXIOPERAZIONE antimafia, «Codice Interno», con mille agenti dispiegati: 137 le misure cautelari. Tra gli indagati colletti bianchi, professionisti, esponenti dei più pericolosi clan cittadini, i Parisi-Palermiti e gli Strisciuglio, il cantante neomelodico Tommaso Parisi, figlio del noto boss del quartiere Japigia Savinuccio, la consigliera comunale Maria Carmen Lorusso, eletta nel centrodestra nella lista di Pasquale Di Rella e poi passata nella maggioranza, in procinto di ricandidarsi quest’anno (prospettiva abbandonata dopo la misura cautelare), suo padre, ex primario di oncologia, e suo marito l’avvocato Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale. I reati ipotizzati a vario titolo vanno dall’associazione mafiosa al voto di scambio politico-mafioso durante le elezioni comunali del 2019, non mancano estorsioni, porto e detenzione di armi, commercializzazione di stupefacenti, turbata libertà degli incanti. La pervasività del fenomeno mafioso non ha risparmiato le municipalizzate Amtab, sottoposta ad amministrazione giudiziaria per un anno, e Multiservizi.

CI SONO DETTAGLI inquietanti: dai riti di affiliazione di stampo ‘ndranghetista alla compravendita di voti in cambio di posti di lavoro e favori. Minacce alla Banca Popolare di Bari. Confisca di patrimoni per 20 milioni di euro. «Non abbiamo bisogno delle intercettazioni. Lo sappiamo tutti in città. I criminali stanno in tutte le aziende», ha detto ieri Decaro ricordando i 14 clan attivi. A Bari si spara ancora e tanto. Certo, meno degli anni Novanta. La città nel frattempo è sbocciata nella sua bellezza. Ma quella pervasività mafiosa è storia antica ed è specchio del Paese. Questo non significa che a Bari non ci siano pionieri di legalità. Nel capoluogo pugliese, in cui proprio oggi si ricordano 12 vittime delle mafie, la lotta alla criminalità c’è. Così come persiste uno zoccolo duro prima di tutto nel modus pensandi di una certa baresità. Non ne è esente la «Bari bene» che ostenta ricchezza, privilegia i luoghi esclusivi, i capi di abbigliamenti firmati, la chirurgia plastica. Si tiene apparentemente lontana dagli ultimi. Ma quegli ultimi servono a foraggiare il familismo, gli interessi individuali, lo status quo.

«CODICE INTERNO» rivela il volto di una certa borghesia che, se confermate le accuse, è disposta a tutto. «Io sono un intoccabile», dice di sè l’avvocato Giacomo Oliveri durante un’intercettazione. C’è una fetta di città che dal 26 febbraio trema e un’altra che rivendica con orgoglio e rabbia la propria integrità. La partita è soprattutto politica e il contrattacco è arrivato dal Pd cittadino: sabato mattina in piazza del Ferrarese i baresi sono chiamati a partecipare a una manifestazione di sostegno all’amministrazione, sui social l’hashtag «Giù le mani da Bari. Io sto con Decaro».