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Decadenza, catenaccio europeo in giunta

Decadenza, catenaccio europeo in giuntaSilvio Berlusconi

Senato Il relatore propone di rinviare la legge Severino alla corte di giustizia e alla Consulta. Per superare le sue pregiudiziali e sostituirlo serviranno altre sedute, poi il voto (segreto) in aula, ultima spiaggia per Berlusconi

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 10 settembre 2013

Per almeno venti ragioni la giunta per le elezioni del senato dovrebbe decidere di non decidere sulla decadenza di Silvio Berlusconi. E rinviare piuttosto la legge Severino, che pure appare assai chiara nel segnare la sorte del Cavaliere condannato, alla Corte Costituzionale e alla Corte di giustizia dell’Unione europea. Questo secondo il relatore in giunta, il senatore del Pdl Andrea Augello che ieri si è presentato davanti ai colleghi non con l’attesa relazione ma con una lungamente argomentata sequela di pregiudiziali. Prima per sostenere la possibilità della giunta di ricorrere alla Consulta. Poi per insinuare dieci sospetti di incostituzionalità della legge Severino. E infine per aggiungere dieci cause di incompatibilità della legge italiana «liste pulite» (approvata senza esitazioni dal Pdl appena dieci mesi fa) con la legislazione europea. Ma il centrodestra in giunta è in minoranza e tutti gli argomenti di Augello – quelli capziosi (tipo: Berlusconi «non ha avuto modo di coltivare i diritti della difesa in modo completo») e quelli un po’ meno gracili (tipo: la dottrina e la stessa Consulta in passato hanno lasciato aperta la porta al ricorso «diretto» della giunta alla Corte costituzionale) – sono destinati a cadere davanti al blocco Pd-5 Stelle che a tutto concedere in giunta mantiene un vantaggio di almeno tre voti sul centrodestra. E allora Berlusconi fa rullare al massimo i tamburi di guerra, salgono le minacce di crisi di governo, Augello ottiene un rinvio di 24 ore per presentare nuove carte ma stanotte (la giunta si è riconvocata alla 20) o domani si voterà (voto unico) sulle pregiudiziali. Tempo guadagnato: due giorni, poi si dovrà andare avanti verso la nomina di un altro relatore.

Due coppie di turisti danesi non più giovani finiscono travolte dalla turba di giornalisti e cameramen quando, pochi minuti prima delle 15, i componenti della giunta per le elezioni arrivano uno dopo l’altro nel cortile di Sant’Ivo alla Sapienza. Si proteggono dietro le colonne barocche, volevano visitare l’archivio di stato ma vanno sul sicuro domandando che succede: «Berlusconi?». Yes, benvenuti nel 9 settembre, primo giorno del giudizio atteso un’estate intera. Un giorno che il Pdl farebbe durare in eterno; Augello porta in borsa settanta fogli ampiamente risciacquati negli studi degli avvocati Coppi, Longo e Ghedini.
Per argomentare in favore della ricorribilità alla Consulta, le carte berlusconiane citano precedenti nelle scorse legislature tutti ascrivibili al centrosinistra, costituzionalisti del campo avverso al Cavaliere (Leopoldo Elia e il manuale Zagrebelsky) e ricordano come due mesi fa proprio gli oltranzisti del Movimento 5 Stelle sostenevano che la giunta dovesse interrogare la Consulta sulla costituzionalità del Porcellum. In gloria di Berlusconi, il relatore scomoda il poco edificante precedente Tanassi la cui decadenza dal parlamento fu definita dai giudici delle leggi una «sanzione costituzionale». Una formula che ad Augello piace e che dovrebbe convincere i senatori della non applicabilità della legge Severino alle condanne per fatti precedenti alla sua approvazione (cioè, quindi, solo chi sarà condannato tra almeno cinque anni potrà essere escluso dal parlamento).

Senatori e avvocati berlusconiani marciano anche divisi, per cercare di colpire uniti, così il ricorso del Cavaliere alla Corte europea dei diritti dell’uomo resta sullo sfondo nelle tesi di Augello, dove invece spunta come argomento centrale il possibile «rinvio pregiudiziale» alla Corte di giustizia europea (che ha sede in Lussemburgo) per valutare la compatibilità della Severino con le leggi comunitarie. Anche in questo caso, come per il ricorso alla Consulta, la prassi vuole che sia un giudice ad avanzare il dubbio, ma per difendere Berlusconi bisogna avere l’ardire di innovare. In tutti e due i casi i tempi sono lunghi (mesi) mentre la Corte d’Appello di Milano ha fissato al 19 ottobre l’udienza per ricalcolare l’interdizione temporanea, pena accessoria del Cavaliere.

A ieri sera nessuno dei componenti della giunta in quota Pd valutava la mossa di Augello altro da una perdita di tempo, la discussione in punta di regolamento era piuttosto se la bocciatura (praticamente certa) delle pregiudiziali debba comportare o meno la sostituzione del relatore. La differenza è in qualche giorno in più o in meno di lavori, poi visti i numeri la proposta di decadenza arriverà all’aula. Dove, grazie al voto segreto elettronico, c’è da sempre il vero spazio di manovra del fronte berlusconiano.

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