Deadpool, antieroe metatestuale
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Deadpool, antieroe metatestuale

Intervista Ryan Reynolds interpreta un personaggio strafottente, sarcastico e antisociale assurto a stracult, praticamente un santo patrono del popolo nerd adolescenziale

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 5 marzo 2016
Luca CeladaLOS ANGELES

L’anno scorso al Comicon di San Diego nella sala grande – il leggendario Hall H dove nascono i miti del fantasy, l’ovazione più lunga è stata per Ryan Reynolds.

Quando l’attore è salito sul palco per presentare il trailer di Deadpool il rumore di 7000 fan invisibilio è diventato assordante. Ancora di più quando Reynolds li ha ringraziati per aver «costretto» la Fox a finanziare il film dopo che lo studio aveva tergiversato per molti anni.

L’oggetto della loro adorazione, Deadpool, nasce (dai testi di Fabian Nicieza e dalla penna di Rob Liefeld) come personaggio periferico dell’universo Marvel negli anni ‘90. Nella franchise degli X Men viene usato come comprimario usa e getta e rivale di Wolverine, debuttando al cinema proprio in X Men Le Origini – Wolverine.

In quel film Wade Wilson, soprannominato «mercenario chiacchierone» per l’incessante sarcastica logorrea, viene sottoposto a torture simili quelle di Wolverine che lo trasformano in villain a pieno titolo, una direzione poco gradita però allo zoccolo duro dei suoi fan. I regista/effettista Tim Miller e Ryan Reynolds che lo interpreta in X Men Le Origini, lo risuscitano ora in versione originale di saccente spocchioso, di dubbia moralità ma in definitiva un eroe riluttante – un meme antieroico di enorme successo.

Deadpool è ossessionato dalla pop-culture; canzoni, mode, celebrity, fast-food con un debole specifico per le sitcom minori e i B- movies. Le sue iniziali da alter ego (Wade Winston Wilson), sono quelle dello stesso web e lo sguardo di Deadpool sul mondo esibisce il distacco scanzonato (o insolente) tipico dell’assiduo frequentatore di Yotube.

Non sorprende insomma che questo personaggio strafottente, sarcastico e antisociale sia assurto a stracult, praticamente un santo patrono del popolo nerd-adolescenziale che lo ha acclamato a San Diego ed ora premiato con incassi record per un film vietato ai minori.

Sospeso fra cupa violenza e allegra follia, il registro di Deadpool è quello di una parodia dark.

Lui è un outsider per eccellenza la cui parabola è passata da teenager disadattato a piccolo criminale e mercenario. Ribelle congenito e irriverente, allergico ad ogni autorità, una delle sue caratteristiche è la consapevolezza di essere un personaggio dei fumetti da cui il costante dialogo col lettore/spettatore che abbatte la «quarta parete» della finzione: un super-antieroe perdipiù sperimentale e metatestuale.

In quanto tale Deadpool emerge insomma dal filone supereroico autoreferente che ha prodotto negli ultimi anni oggetti come Super (di James Gunn) in cui uno sguattero si improvvisa super eroe scalcinato e Kick-Ass (di Matthew Vaugn) su un teenager che ugualmente decide di divenatre «supereroe».

Versioni «indie» che contaminano il genere supereroico classic e le sue convenzioni patinate, con la stessa cultura «nerd» – un cortocircuito «meta» fondato sul inside joke ammicante al pubblico.

Di questo e di più abbiamo parlato con Ryan Reynolds l’attore Canadese – proprio come nel fumetto è anche Wade Wilson/Deadpool.

Come hai iniziato nel cinema?

Quando sono arrivato a LA da pischello avevo 18 anni e una fifa matta. Sono venuto dal Canada in macchina, passato il confine senza visto…sì, sono entrato di straforo, querelatemi se volete, tanto ora c’ho il permesso di lavoro…Avevo assolutamente bisogno di procurarmi un lavoro, ma da Canadese non è che vai da McDonalds. E per dare il visto ad un attore è richiesto minimo un ruolo da protagonista. Sono andato da una piccolo agenzia e hanno deciso di rischiare. Mi hanno trovato cinque provini e io gli ho detto ‘se me ne date cinque uno lo azzecco di sicuro’. Al terzo colpo mi hanno assunto su due piedi per una sitcom e ho cominciato così.

Come sei arrivato a Deadpool?

11 anni fa qualcuno mi ha dato una copia del fumetto e mi ha detto ‘Deadpool sei tu!’. Io non lo avevo mai sentito, ho detto ‘che roba è? Un film di Clint Eastwood?’ (ride) Il tizio mi ha ripetuto, ‘se mai faranno un film su Deadpool lo devi fare tu!’ Mi sono messo a leggere il comic e all’inizio c’è un riquadro dove Deapool descrive se stesso come «un incrocio fra Ryan Reynolds e quei cani grinzosi, gli Shar Pei». Diceva proprio così, e mi sono detto, ‘accidenti!’. Poi ne ho letti diversi altri e il riferimento si ripete. Soprattutto però mi è piaciuto perché rompeva ogni regola dei fumetti e dei comic-movie.

In che senso?

Occupa uno spazio singolare nell’universo dei comics. E forse proprio per questo la Fox, che detiene i diritti degli X Men era molto restia a promuovere un personaggio così dissacrante per timore che potesse ribaltare tutto. Voglio dire, sarebbe difficile girare una scena fra Deadpool e Magneto perché, tanto per cominciare, Deadpool saprebbe che Magneto è interpretato da Michael Fassbender e mi immagino che avrebbe una battutaccia pronta a proposito di Steve Jobs! Insomma non è stato facile convincere lo studio. Ci ho provato in tutte le maniere e, niente, ho avuto solo porte sbattute in faccia, per anni. A un certo punto ci hanno dato appena i soldi necessari per scrivere una sceneggiatura, un copione bellissimo ma continuavano a nicchiare. Dopo siamo riusciti a cavargli appena i quattrini per fare dei provini, abbiamo girato dei test e non ci hanno nemmeno richiamato. Poi, quattro anni dopo, qualche minuto di quel materiale è trapelato online – un azione criminale che biasimo nei termini più assoluti (ride). La reazione è stato uno tsunami di richieste allo studio che alla fine li hanno convinti.

Una specie di «crowdsourcing»?

Sono stati i fan a rendere inevitabile il film, non io o nessun altro. Loro hanno seppellito lo studio di richieste, mail, minacce, tweet…implorandoli di fare il film e farlo subito. E improvvisamente nel giro di 24 ore ci hanno dato l’ok e una scadenza di uscita di febbraio – era ottobre. Non so se avete idea della difficoltà di mettere insieme un intera produzione in poche settimane – le location, la troupe …è stata un follia. Alla fine il film è venuto benissimo ha il look di un Avengers anche se il nostro budget in confronto era minuscolo. Dico sempre a tutti che avevamo un budget che sulle grandi produzione è quello che spendono in coca, molto minore. Beh, dipende dal film, ce ne sono alcuni che in coca spendono una fortuna. Dico a te Wolverine (ride,  ndr).

Anche la promozione di questo film è stata originale?

Con il marketing ci siamo divertiti un mondo. Non ho smesso di fare Deadpool da otto mesi fa quando abbiamo finito le riprese, tengo il costume a casa perché non si sa mai quando ci viene un’idea: ‘ehi mica male questa – giriamola!’ A volte solo col mio iPhone. Abbiamo cominciato a produrre video virali anche prima di fare il film, ne abbiamo ancora una quindicina, e improvvisamente facevamo 20, 50 milioni di visioni in rete. Hanno contribuito a fare di Deadpool, da un personaggio Marvel abbastanza minore, a fenomeno culturale.

Forse si tratta del primo eroe che usa il sarcasmo come superpotere?

È sempre stato un po’ così anche per me. Sono sempre stato portato per le imitazioni, le citazioni a raffica e a volte battute un po’ caustiche. Un talento che sono stato obbligato a coltivare per autodifesa, dato che ero il minore di quattro fratelli e ho sempre dovuto fare più affidamento alla lingua che ai pugni. Ho finito per coltivare quella facoltà – di solito mi trattengo ma quando mi infilo quella tuta che sembra un grosso preservative rosso (ride) allora mi scateno.

Insomma è un alter ego veramente…?

In Iron Man l’abbinamento di Robert Downey Jr. col personaggio era ideale, e anche nel nostro caso credo che sia così. Diciamo che sicuramente ho un’affinità con il suo senso dell’umorismo – quelle battute mi fanno ridere davvero. Mi fa ridere in genere l’umorismo che rivela una vulnerabilità in modo anche un pò imbarazzante, perché rivela verità profonde. Da ragazzo ero un gran fan di tutti i mostri sacri della mia generazione: ammiravo Bill Murray e Chevy Chase. Eddie Murphy e molti dei comici che lavoravano a Saturday Night Live negli anni 80 – tutto questo è entrato in certa misura a far parte di Deadpool e dei riferimenti pop-culturali di cui è zeppo il film, alcuni dei quali probabilmente non verranno percepiti dai 17- diciottenni di oggi.

È il sintomo di un nuovo tipo di supereroe?

Non è facile creare qualcosa di davvero orginale nell’ambito di questo genere, qualcosa di dirompente con un’energia nuova. Volevamo un film che aprisse nuove possibilità, perché ad esempio devono tutti essere film per famiglie? A noi interessava una maggiore «flessibilità morale». Io sono appassionatao di cultura pop proprio come Deadpool, ed i suoi continui riferimenti molti dei quali abbiamo improvvisato, Adesso abbiamo abbastanza materiale per fare un paio di sequel. Spero di poterne mettere molto negli extra del Dvd.

Le autorità cinesi hanno vietato la distribuzione del film…?

Si, ci hanno chiesto di tagliare il film per renderlo «più adatto» al pubblico cinese. Ci abbiamo provato ma alla fine durava 14 secondi (ride). Potrei facilmente compiacermi di questa censura, considerare il fatto che sia stato giudicato troppo spinto dalle autorità come la conferma di aver raggiunto il mio scopo. Ma in realtà ci dispiace moltissimo che non possano vedere il film in Cina, pensiamo che lo avrebbero apprezzato. D’altra parte se mai facessimo una sequel faremmo lo stesso, non ci passerebbe mai per la testa di moderare il tono solo per poterlo vendere in Cina, non lo faremmo mai.

C’è chi considera Deadpool un film maschilista…

Beh diciamolo, i film di supereroi sono spesso rei di essere un po’ sessisti e spesso non rappresentano proprio accuratamente l’intera gamma di umanità come potrebbero. E credo che sia la responsabilità di noi creativi alla fine aiutare a cambiare rotta. Non che il nostro film sia un manifesto di Gloria Steinem, è vero. Direi però che abbiamo dei buoni personaggi femminili, comunque più della media in questo genere. E se mai riusciremo fare un secondo film è nostra intenzione potenziarle ulteriormente. Abbiamo tre strepitose super eroine del mondo X Men. Una è praticamente la controparte donna di Deadpool e credo che sarebbe fantastico per un attrice creare un personaggio femminile capace di tenergli testa.

Parla già di sequel, è stato un ruolo particolarmente importante?

So che può sembrare patetico ma alcuni attori sognano di fare Macbeth o Amleto, beh il mio sogno è sempre stato Deadpool e sempre lo sarà. Infatti adesso sono in crisi esistenziale perché penso ‘beh il film lo abbiamo fatto, ora che faccio?’. Forse mi toccherà andare in pensione.

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