Cultura

Dea di Morgantina, il viaggio tossico

Dea di Morgantina, il viaggio tossicoDea di Morgantina, V secolo a.C

Beni culturali La statua conservata nel museo di Adone, in Sicilia, rischia un tour promozionale voluto dal neoassessore regionale Vittorio Sgarbi

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 14 febbraio 2018

Un nuovo, sconsiderato, tentativo di mercificazione dei beni culturali si è consumato in Sicilia, ad Aidone nei pressi di Piazza Armerina, ai danni di una statua di culto di una dea rinvenuta nei pressi dell’antica città di Morgantina. La bellissima statua del V secolo a.C. – tornata solo nel 2011 in Italia, dopo essere stata clandestinamente scavata, illegalmente venduta ed esposta al Getty Museum di Los Angeles dal 1986 – è ora esposta nel suo luogo di origine. Si trova nel suggestivo museo di Aidone insieme a molte terrecotte e vasi votivi, al famoso servizio di vasi d’argento, agli acroliti arcaici di Demetra e Kore e alla straordinaria testa di Ades, tutti da poco tornati dagli Stati Uniti.
Secondo Malcom Bell, direttore della missione americana dello scavo archeologico di Morgantina, il museo di Aidone possiede «la più ricca e varia collezione di opere sacre greche in Sicilia, una vera famiglia di figure fra cui spicca la grande statua della dea, caratterizzata dalla estrema abilità con cui lo scultore ha realizzato le sue ricchissime vesti».

IL NUOVO ASSESSORE regionale ai beni culturali, Vittorio Sgarbi, ha subito dichiarato di voler far fare alla preziosa, e fragile, statua della dea un tour d’honneur a Palermo e a Roma per renderla più famosa e venderla meglio sul mercato turistico. Una vicenda, questa, che ricorda molto da vicino quella dell’uso dei Bronzi da Riace che si vorrebbero esibire a ogni grande manifestazione, nazionale o internazionale, come testimonial del brand Italia o Calabria.

L’ESPOSIZIONE, a Roma e a Palermo, della dea di Morgantina non avrebbe una natura diversa dalla – per fortuna sventata – esibizione all’Expo di Milano dei Bronzi. Sarebbe la passerella di una icona priva del contesto museale nel quale è custodita insieme a opere coeve e provenienti dallo stesso sito, priva del contesto archeologico in cui è stata rinvenuta, priva del tessuto armonico dei musei, siti archeologici, chiese, palazzi dei centri storici inseriti nel paesaggio siciliano che, a pochi chilometri, contiene, per fare un solo esempio, la meravigliosa villa imperiale di Piazza Armerina. La statua della dea sarebbe solo una delle tante figurine, senza spessore, sul palcoscenico mediatico.

MALCOM BELL, fermamente contrario allo spostamento della dea dettato dalla pervasiva ideologia mercatista, suggerisce che, per aumentare il numero dei visitatori al museo regionale di Aidone, si adotti viceversa «un’efficace campagna pubblicitaria e si migliori la viabilità nell’aidonese, sia dalla direzione di Catania, sia da Piazza Armerina».
L’esibizione palermitana e romana della dea di Morgantina non subirebbe, forse, lo stesso destino che ebbero i Bronzi da Riace quando tornarono a Reggio, dopo il restauro di Firenze e la sosta al Quirinale, negli anni ’80? Grande attenzione e pubblicità per qualche settimana, mese e poi, di nuovo, l’oblio.

LA SICILIA, come la Calabria, continua a essere quasi del tutto priva di strutture e infrastrutture per accogliere i turisti in generale e in particolare per ricevere il turismo culturale: è la devastazione dei paesaggi, l’assenza di manutenzione di luoghi, siti, fiumi, laghi, centri storici cittadini, boschi, musei, coste e monumenti del Mezzogiorno che, complessivamente, non attraggono turismo.
Il Mezzogiorno avrebbe bisogno di una grande opera pubblica: il restauro capillare e continuativo dei paesaggi naturali e storici, un’opera nella quale la «redditività» del patrimonio non risieda solo nella sua commercializzazione, ma in quel profondo senso di appartenenza, identificazione, cittadinanza che scaturirebbe dalla ricomposizione materiale e immateriale di luoghi e paesaggi.

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