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Why not, «De Magistris era consapevole di violare la legge»

Why not, «De Magistris era consapevole di violare la legge»Il sindaco sospeso di Napoli Luigi De Magistris

Why not Secondo le motivazioni della sentenza del tribunale di Roma, uscite ieri, l’obiettivo dell'ex pm e di Genchi «non era quello investigativo» ma conoscere il traffico dei parlamentari tramite i tabulati

Pubblicato circa 10 anni faEdizione del 9 ottobre 2014

«Una violazione comune e consapevole delle disposizioni di legge» si legge nelle motivazioni della sentenza di condanna a un anno e tre mesi, redatta dal tribunale di Roma, per Luigi de Magistris e Gioacchino Genchi. Abuso d’ufficio il reato relativo alle intercettazioni dei parlamentari Romano Prodi, Francesco Rutelli, Domenico Minniti, Antonio Gentile, Giancarlo Pittelli e Clemente Mastella, nell’ambito dell’inchiesta Why not. Per il sindaco sospeso di Napoli il pm aveva chiesto l’assoluzione ma, secondo il collegio presieduto da Rosanna Ianniello, «la prova della collusione tra de Magistris e il consulente tecnico Genchi viene desunta non da sospetti o illazioni, ma da un contesto univoco». Per il tribunale i due hanno «perseguito l’obiettivo immediato e finale» di conoscere i dati del traffico dei parlamentari «non chiedendo l’autorizzazione alla camera di appartenenza pur di acquisire con urgenza i tabulati».

In sostanza l’obiettivo «non era quello investigativo» ma conoscere il traffico dei parlamentari tramite i tabulati, attività vietata dalla legge Boato: dati acquisiti «nella consapevolezza di non potersene avvalere a fini processuali», lo scopo sarebbe stato utilizzare i tabulati «per ’incrociarne’ le risultanze e collegare le inferenze di traffico con informazioni bancarie e localizzazioni, sì da tracciare contatti, relazioni, movimentazioni degli onorevoli». Punto di partenza delle indagini le accuse di Caterina Merante, una dei soci della compagnia di outsourcing di Lamezia Terme Why not, e la fitta rete di relazioni di Antonio Saladino, uomo della Compagnia delle opere molto vicino ai politici dell’epoca. Secondo la sentenza di primo grado, gli imputati erano «già consapevoli della riconducibilità delle utenze ai parlamentari al momento di richiedere i tabulati».

Tra de Magistris e Genchi ci sarebbe stata «condivisione di intenti»: l’ex pm come «dominus delle indagini» e il consulente come «massimo esperto informatico, creatore di un sistema operativo di indubbia efficienza». Dall’istruttoria dibattimentale risulterebbe smentito «che l’indagine Why not abbia riguardato solo di rimando i parlamentari coinvolti, bensì l’uso strumentale delle tecniche d’indagine telefonica a fini privati, d’inserimento nel cosiddetto Archivio Genchi e d’ulteriore trattamento non autorizzato». La prova della colpevolezza dell’ex pm starebbe «nel monito, rivolto a Genchi, di non arrestarsi di fronte a implicazioni di sorta. La logica comune era quella di giustificare ex post le violazioni che fossero emerse facendole passare per un ’error in procedendo’ così eclatante da denotare la buona fede e comunque tale da poter essere sanato con una ratifica successiva, rinviabile a oltranza».

Scontato il ricorso in appello per de Magistris, il cui avvocato Massimo Ciardullo spiega: «Non si comprende come si possa sostenere che il mio assistito volesse arrecare danno ai parlamentari, posto solo che acquisì involontariamente i loro numeri di telefono. La sentenza sarà ribaltata in quanto il reato non sussiste». De Magistris sottolinea: «È un teorema, non c’è uno straccio di prova che io fossi consapevole che le utenze erano riconducibili a parlamentari né elementi che possano far pensare a un accordo tra me e Genchi». Il comune è affidato al vice Tommaso Sodano, che ieri avrebbe dovuto partecipare all’udienza preliminare per presunte irregolarità commesse da assessore: contestati falso e abuso d’ufficio per una consulenza alla docente dell’università di Bergamo Maria Cristina Roscia. Tutto rimandato al 3 dicembre.

Il 21 ottobre si riunisce il consiglio comunale, Ricostruzione democratica ha annunciato che proporrà la sfiducia per tornare al voto. Il Pd, che spingeva per lo scioglimento, è di nuovo in alto mare: Vincenzo De Luca e Andrea Cozzolino sono in campo ma chi sarà il candidato per comune e regione è tutto da stabilire. Una partita complicata da Ncd, disposto a un accordo in Campania in cambio di un ruolo da protagonista nella scelta dei candidati (trattativa nata nelle segreterie nazionali). Domenica si vota per la città metropolitana, Sodano sarà per legge sindaco della fase di transizione. Se il 21 dovesse arrivare la sfiduciata, il ministero dovrebbe chiarire cosa succede con il sindaco e i consiglieri comunali di Napoli eletti nel consiglio metropolitano..

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