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De Luca chiude la Campania e chiede il lockdown nazionale

De Luca chiude la Campania e chiede il lockdown nazionaleBar e ristoranti vuoti a Napoli – LaPresse

Via social il governatore annuncia il ritorno alla Fase 1 Al governo: bloccare la mobilità nelle regioni ma varando un piano socioeconomico. All'annuncio della chiusura sono partire le prime proteste

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 24 ottobre 2020

Lockdown nazionale, è quanto il presidente della regione Vincenzo De Luca ha chiesto al governo per bloccare la crescita esponenziale dei contagi. Tra oggi e domani arriverà comunque il provvedimento per la Campania. Da Palazzo Santa Lucia si cerca una sponda a Palazzo Chigi anche se, finora, il premier Giuseppe Conte è stato per la linea morbida: «Dobbiamo scongiurare un lockdown generalizzato – ha ripetuto ieri -, scuole e posti di lavoro devono restare aperti».

De Luca è del parere opposto: «È indispensabile bloccare la mobilità tra regioni e intercomunale – ha spiegato in diretta social -. Non si vede quale efficacia possano avere misure limitate. Ma nessuna restrizione verrà imposta per industria, agroalimentare, edilizia, trasporti e attività essenziali». Il tono era da tragedia. Con le associazioni dei commercianti già sul piede di guerra per il coprifuoco notturno, entrato in vigore ieri, il governatore ha lasciato uno spiraglio: «Se chiudiamo adesso possiamo immaginare una riapertura parziale a Natale».

IL BOLLETTINO dell’Unità di crisi anche ieri è stato allarmante: 2.280 nuovi casi (2.180 asintomatici) su 15.801 tamponi, 194 i guariti. I deceduti 12 tra il 20 e il 22 ottobre. Su 227 posti di terapia intensiva 98 sono occupati. Dei 1.114 di degenza, sono occupati 1.090, ne restano quindi liberi solo 24 ma per lunedì dovrebbero essere attivati altri letti. «Con questi numeri il contact tracing è impossibile. Ogni giorno ci vogliono 60, 80 letti in più – ha proseguito De Luca -. L’indicazione ai direttori generali è mandare a casa i positivi senza sintomi gravi. Abbiamo chiesto ai medici di base di aiutarci a filtrare i pazienti».

SUI MALATI NON COVID: «Dovremo coinvolgere le cliniche private con convenzioni ad hoc». Un copione già visto durante la Fase-1 che ha portato a esposti alla magistratura per le condizioni economiche accordate ai privati (più favorevoli della normativa nazionale). E sui tamponi: «Tra domani e lunedì sarà eseguito lo screening sull’intera popolazione di Arzano, dove c’è un positivo ogni 300 abitanti. Abbiamo dato la possibilità ai privati di fare i tamponi, abbiamo chiesto ai Nas di verificare se ci sono comportamenti criminali». Ieri 17 indagati in un giro di test truffa.

CRITICA LA CGIL: «Ci sono risorse per mezzo miliardo dal decreto Cura Italia per la Campania. Mancano 16mila medici, vorremmo sapere cosa si sta facendo. Ci sono le risorse nazionali incentivanti per il personale, cifre che vanno oltre i 50 milioni e che in Campania non son state assegnate – ha spiegato ieri il segretario regionale Nicola Ricci -. Nella prima metà di ottobre in tutta Italia sono stati assunti in 700 tra personale medico e infermieristico, in Campania 14 al Cardarelli e 160 ad Avellino. I percorsi nelle strutture sanitarie non sono ben differenziati e aumentano i contagi».

E ancora: negli ultimi 30 giorni sono stati 242 gli addetti risultati positivi nella sanità privata accreditata e nei centri di riabilitazione campani, 214 solo a Napoli e provincia. «Poche e inappropriate – ha attaccato Marco D’Acunto, Fp Cgil Campania – sono state le misure che le aziende hanno messo in campo, ispirate quasi sempre al risparmio dei costi». E poi c’è l’assistenza territoriale: in isolamento fiduciario a casa sono in 23.447 ma i medici di famiglia non reggono e non c’è una rete pubblica in grado di attivarsi. È ancora la Cgil a ricordare: «Il dl Rilancio ha stanziato per la Campania nel 2020 18.381.153 euro per rafforzare i servizi di assistenza domiciliare integrata; 30.941.564 euro per i servizi infermieristici distrettuali; 5.674.108 euro per le Usca. Dovrebbero essere 106, sono solo 58 attive, slegate dai medici di base e dai dipartimenti di prevenzione».

FRONTE SCUOLA. La ministra Lucia Azzolina è tornata a chiedere la didattica in presenza in Campania ma nelle scuole della regione, tra studenti e personale, nelle prime due settimane di apertura i positivi sono stati 1.800. Oggi ci sarà una riunione dell’Unità di crisi ma appare difficile che possa dare via libera all’ingresso in classe da lunedì per le elementari. «Tra prima e dopo l’apertura delle scuole, il 24 settembre, nella popolazione c’è stato un aumento di 3 volte del contagio, nella fascia tra 0 e 18 anni l’aumento è stato di 9 volte» ha spiegato il governatore. Nell’Asl Napoli 2 nella fascia 0-5 anni da 88 positivi dal 3 al 24 settembre si è passati a 402 positivi tra il 25 settembre e il 15 ottobre; nella fascia 15-18 da 82 a 558 casi.

PER IMPORRE IL LOCKDOWN è necessario avere un piano socioeconomico. Nella Fase-1 la regione ha raschiato il fondo del barile dei fondi non spesi impegnando 1 miliardo e 700 milioni per le povertà e il sostegno a imprenditori e professionisti. Con l’intercessione del ministro Speranza, chiede ore un tavolo in Conferenza Stato – Regioni in tempi rapidi: «Facciamo un piano per le categorie colpite utilizzando i fondi Ue per cassa integrazione, sospensione degli affitti, della tassazione e del pagamento delle utenze, l’allargamento dei congedi parentali, misure di sostegno alle strutture sanitarie private».

LE PROTESTE sono cominciate mentre ancora c’era la diretta social del governatore. Circa 50 persone hanno bloccato l’A3 all’altezza di Portici. Ieri sera annunciati flash mob «di disobbedienza civile» in largo San Giovanni Maggiore (alle 23 è scattato il coprifuoco) e sul lungomare ma la città è deserta. «Il governatore non può chiudere se non dà risposte economiche» la posizioni di Confesercenti. La Fipe Confcommercio annuncia una protesta mercoledì: «Bloccheremo i pagamenti». Il sindaco de Magistris: «La Campania è fuori controllo, intervenga il governo». E i sindaci del napoletano a Conte: «Un piano socieconomico oppure i cittadini saranno costretti a scegliere se morire di Covid o di fame».

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