Ddl Del Rio, il governo balla sul taglio ai politici nelle province
Maggioranza e governo battuti due volte in commissione Affari costituzionali sul ddl Del Rio che abolisce le province. Sul filo il via libera al provvedimento anche in aula, visto che […]
Maggioranza e governo battuti due volte in commissione Affari costituzionali sul ddl Del Rio che abolisce le province. Sul filo il via libera al provvedimento anche in aula, visto che […]
Maggioranza e governo battuti due volte in commissione Affari costituzionali sul ddl Del Rio che abolisce le province. Sul filo il via libera al provvedimento anche in aula, visto che la pregiudiziale di costituzionalità presentata dai 5 stelle è stata bocciata con appena 4 voti di scarto (112 sì e 115 no). Renzi perde pezzi a Palazzo Madama, crocevia del suo futuro politico, dove ottenne una fiducia di 169 voti. Decisivi, probabilmente, i voti dei centristi Casini e Merloni, che si sono espressi in dissenso dai propri gruppi sostenendo il governo.
Altrettanto decisiva, invece, l’assenza in commissione del ministro defenestrato da Renzi Mario Mauro e soprattutto di ben 17 forzisti, contrari al provvedimento ma misteriosamente rimasti lontani dall’emiciclo.
Oggi il voto finale. Se approvato, il ddl Del Rio di fatto impedisce il voto per 52 organismi provinciali da rinnovare a maggio, prolungando gli attuali vertici fino alla fine del 2014. Dal 1 gennaio, infine, le province rimarranno come organi amministrativi con compiti più leggeri e da definire (per abolirle bisognerebbe modificare la Costituzione) prive di rappresentanti eletti: i consigli saranno composti gratuitamente dai sindaci dei territori coinvolti (come ha fatto di recente la Regione Sicilia). In concreto, la norma cancella i politici più che le istituzioni. Non a caso in serata Renzi twitta: «Se passa la nostra proposta, tremila politici smetteranno di ricevere un’indennità dagli italiani».
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