La Serie A di nuovo su un solo decoder, ma agli abbonati costa di più. Alla fine l’operazione messa a punto dal terzetto, ovvero Dazn-Tim-Sky, inizia seriamente a prendere corpo a poco più di 20 giorni dalla partenza della nuova edizione del campionato. Un nuovo accordo, riportato da Milano Finanza, per tutelare il danno economico delle parti accumulato da Dazn e Tim nel corso dello scorso anno. Il colosso di video streaming fondato a Londra nel 2015, titolare dei diritti della Serie A fino al 2024 con l’esclusiva di sette delle dieci partite del turno di campionato, sta sostenendo un investimento da 840 milioni di euro annui. L’ingresso nel bouquet di Sky porterebbe in cassa una cifra, ancora da definire, per alleggerire la spesa, consentendo contemporaneamente a Tim di rivedere al ribasso il suo impegno con Dazn per avere l’esclusiva (che ora sarebbe condivisa con Sky), circa 100 milioni da sottrarre ai 340 milioni di euro annui. Un digestivo, dopo aver perduto centinaia di milioni, assieme all’obiettivo di dominare, attraverso l’asse con Dazn, il mercato della fibra in Italia.

IN ATTESA dell’intesa c’è già un precedente, in Germania con la Bundesliga su Sky per 39,90 euro mensili, mentre l’abbonamento a Dazn (per 106 partite, non 380) costava 29,90 euro e quello a Sky 20,50 euro. In questo scenario c’è il rientro di Sky, che si è assicurata nei giorni scorsi i diritti sulla Serie B, che tornerebbe a trasmettere partite di campionato dopo un anno in purgatorio, dopo 18 anni da titolare in esclusiva dei diritti del massimo campionato nazionale. L’accordo dovrebbe vedere il ritorno del canale Dazn su Sky e con ogni probabilità l’applicazione della piattaforma di streaming su Sky Q.
Sempre Sky con questo tipo di accordo non avrebbe una sublicenza dei diritti ma solo la presenza di Dazn sul suo bouquet di canali. In sostanza, ed è una cosa che interessa parecchio gli utenti, ci sarebbero i due abbonamenti da pagare, Dazn e Sky, ma un solo telecomando per muoversi attraverso le partite sul satellitare. Si andrebbe a ripetere quanto avvenuto nel precedente triennio, quando Sky, titolare dei diritti in esclusiva su sette delle dieci gare di A, inglobava Dazn nel suo pacchetto Calcio, un cadeau per i suoi abbonati. Ma c’è un elemento nuovo: la visione non sarà inclusa nell’abbonamento di Sky, serviranno comunque due abbonamenti, quello per Dazn e uno, ancora da definire, per le tre partite di Sky.

L’ACCORDO a tre rappresenterebbe una soluzione risolutrice anche sulla questione dei problemi di segnale registrati sull’app di Dazn in tutto lo scorso campionato, tra trasmissione interrotte, match improvvisamente bloccati, disservizi che hanno provocato disdette a raffica e anche l’interesse della politica. Il potenziale accordo tra le tre parti rappresenterebbe una boccata d’ossigeno per Dazn, dopo l’ondata di proteste delle scorse settimane per l’aumento del costo dell’abbonamento mensile (29,90 euro mensili, appunto come in Germania sino all’accordo con Sky) e soprattutto per il divieto della doppia utenza con unico abbonamento. A pagare – ma vedremo se e fino a quale punto sarà la risposta degli utenti – saranno i tifosi, costretti a un doppio esborso. Certo i diritti televisivi sono l’ancora di salvezza del sistema calcio italiano, soffocato dai debiti come dimostra anche il zoppicante calcio mercato che vede finora solo poche società in grado di effettuare acquisti di un certo rilievo.

DENARO liquido che compensa, almeno in parte, la perdita che i club hanno avuto con la pandemia. E così in cassa sono arrivati, dopo trattative complicate, 840 milioni da Dazn, 87,5 da Sky, 65 dalla Cbs (Usa), poi Inftront ha portato 139 milioni dal resto del mondo e infine sono arrivati anche 23 milioni da Abu Dhabi. Con l’aggiunta della Coppa Italia, «scippata» da Mediaset a viale Mazzini pagando 48 milioni contro i 35 del precedente contratto stipulato con la Rai.