Davigo alla carica, guiderà l’Anm
Giustizia L'ex giudice simbolo di Mani pulite eletto presidente del sindacato dei magistrati. Esordisce rispondendo a Renzi: Intercettazioni? La legge c'è già. D'ora in poi pretendiamo rispetto per la nostra dignità. Accordo faticoso tra le correnti, l'Associazione delle toghe avrà una gestione unitaria. Per un anno
Giustizia L'ex giudice simbolo di Mani pulite eletto presidente del sindacato dei magistrati. Esordisce rispondendo a Renzi: Intercettazioni? La legge c'è già. D'ora in poi pretendiamo rispetto per la nostra dignità. Accordo faticoso tra le correnti, l'Associazione delle toghe avrà una gestione unitaria. Per un anno
La fine era nota, ma per arrivarci i magistrati hanno dovuto attraversare una lunga giornata di trattative. Piercamillo Davigo, un quarto di secolo fa giudice simbolo di Mani pulite, è il nuovo presidente dell’Anm. Nuovo come la corrente che ha fondato alle ultime elezioni per il parlamentino dell’Associazione nazionale magistrati, «Autonomia e indipendenza», nata da una scissione nella corrente di destra «Magistratura indipendente». Davigo è risultato il più votato tra i magistrati, superando quota mille preferenze. Guiderà una giunta – il «governo» del sindacato delle toghe – che torna a essere unitaria dopo quasi un decennio di gestioni a maggioranza. Ma proprio l’accordo sulla divisione degli incarichi all’interno della giunta ha richiesto molte ore di tira e molla tra i leader delle diverse correnti. Davigo resterà in carica solo un anno e non i quattro previsti per un mandato intero. Il suo vice, con la carica di segretario, è Francesco Minisci, sostituto della procura antimafia di Roma, esponente della corrente centrista di Unità per la costituzione (Unicost) e secondo magistrato più votato alle elezioni di un mese fa.
Davigo è da dieci anni consigliere della Cassazione – uno dei pochi seggi dove non ha brillato nel voto -, le sue prime parole da presidente dell’Anm sono servite a liquidare l’ultima sortita del presidente del Consiglio. «Le intercettazioni? Le norme già ci sono, non vedo il problema». Il problema è che il governo sta portando avanti norme nuove. Davigo si prepara allo scontro, citando una frase di Lord Bingham, giudice e giurista inglese: «È giusto che ci sia tensione tra potere politico e giudiziario, non sono i paesi dove si vorrebbe vivere quelli in cui le decisioni dei giudici hanno sempre l’approvazione del governo». Attualissima la prima polemica: «Quando Renzi ha detto all’Anm “Brr… che paura» non mi è piaciuto per niente».
La parola d’ordine del nuovo corso è «dignità». «Con il governo bisogna dialogare», riconosce Davigo, che ha vinto le elezioni accusando la precedente giunta Unicost-Area di aver dialogato troppo – cosa che solo la corrente di sinistra delle toghe, Area, ha scontato nelle urne. Ma, aggiunge, «bisogna sempre rispettare la nostra dignità. È possibile che un datore di lavoro decida di ridurre le ferie senza neanche consultarci?». Le ferie il governo Renzi le ha ridotte dopo averle indicate come uno dei problemi principali, se non il principale, della giustizia italiana. Il modo in cui il nuovo presidente dell’Anm torna sulla questione chiarisce il suo approccio schiettamente sindacale al ruolo. Anche se aggiunge: «Noi magistrati italiani lavoriamo tanto e bene, e ricordare i nostri meriti non è corporativismo». Ma la corrente di Davigo ha chiesto anche la guida dell’ufficio sindacale dell’Anm, e alla fine l’ha ottenuta con l’impegno di cederla tra due anni. Tutti gli altri incarichi ruoteranno tra un anno soltanto. Area (che è una corrente di correnti, l’unione tra Magistratura democratica e i Movimenti per la giustizia) ha ottenuto la vicepresidenza (per il pm di Milano Luca Poniz) e Magistratura indipendente la vice segreteria (per il giudice civile di Roma Corrado Cartoni).
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