Darmanin contro Benzema, «vicino all’Islam rigorista»
La rabbia Clima incendiario in Francia: proteste vietate, denunce e censure. Il Consiglio di stato smentisce il ministro: «Violato il diritto a manifestare»
La rabbia Clima incendiario in Francia: proteste vietate, denunce e censure. Il Consiglio di stato smentisce il ministro: «Violato il diritto a manifestare»
C’è un giudice in Francia: ieri, il Consiglio di Stato – la più alta corte amministrativa – ha smentito la circolare diramata dal ministro degli Interni francese Gérald Darmanin, che la settimana scorsa aveva vietato tutte le manifestazioni «pro-Palestina» – una «violazione grave e sproporzionata al diritto di manifestare», come l’aveva qualificata Amnesty International.
I GIUDICI hanno stabilito che una circolare ministeriale non può bastare per giustificare il divieto di svolgere manifestazioni in sostegno alla Palestina, secondo l’avvocato Vincent Brengarth, tra i redattori del ricorso presentato in questi giorni al Consiglio di Stato.
Nella sentenza, si legge che «una manifestazione non può essere vietata solo perché porta sostegno alla popolazione palestinese», e che il potere di vietare le manifestazioni pertiene ai soli prefetti, i quali devono giudicare «caso per caso».
In questi giorni, il ministro degli Interni francese ha continuato ad alimentare un clima a dir poco incendiario. Lunedì, il calciatore francese dell’Al-Ittihad e leggenda del Real Madrid Karim Benzema ha postato su X un messaggio di solidarietà ai bombardati di Gaza. Il giorno dopo, Darmanin lo ha accusato di essere «notoriamente legato ai Fratelli Musulmani». «Fonti vicine al ministro» hanno fatto sapere ai media francesi che «da diversi anni, constatiamo una lenta deriva delle prese di posizione di Karim Benzema verso un Islam rigorista».
L’iperattività del ministro degli Interni è direttamente proporzionale alla restrizione delle libertà pubbliche. Dopo il già citato divieto imposto alle manifestazioni per la Palestina, Darmanin ha aperto un’inchiesta per «apologia di terrorismo» contro – addirittura – una delle più importanti deputate della France Insoumise, Danièle Obono.
MARTEDÌ, durante un’intervista a una radio francese, aggressivamente incalzata dal conduttore del programma, Obono aveva cercato di spiegare che Hamas è «un gruppo politico islamista che dichiara iscrivere la propria azione nel quadro della resistenza all’occupazione» israeliana. «Non è una scusa, né una cauzione nei confronti dei crimini di guerra abietti» commessi da Hamas in questi giorni, ha poi scritto in un comunicato. Tant’è: la procura, allertata dal ministro, ha comunque aperto un’inchiesta.
Nel frattempo, la «nota militante per i diritti delle donne a Gaza», come Le Monde definisce Maryam Abudaqa, 72enne membra del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, si è vista comminare un decreto di espulsione a decorrenza immediata, sempre su iniziativa del ministero degli Interni. La militante del Fplp era in tournée in Francia, e sarebbe dovuta intervenire a una serie di convegni; per ora, in attesa di essere espulsa, è stata invece piazzata ai domiciliari a Marsiglia.
PERSINO la tradizionale manifestazione in ricordo dell’eccidio del 17 ottobre 1961 – quando centinaia di manifestanti algerini vennero trucidati dalla polizia francese a Parigi nel contesto della guerra d’Algeria – è stata vietata per imprecisati motivi, in un oscuro rimando ad alcune tra le ore peggiori della storia del paese. La stessa sera, intervenendo innanzi ad alcuni rappresentanti della comunità ebraica francese, Gérald Darmanin ha accomunato «l’odio anti-poliziotti», «l’antisemitismo» e «l’antisionismo», affermando che fanno parte dello stesso fenomeno, in un riferimento appena velato alle rivolte delle banlieue di questa estate e alle posizioni espresse dalla sinistra francese in questi giorni, in particolare la France Insoumise.
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