«Daouda è scomparso nel cementificio»
Il Lavoro dei Migranti Da lì aveva mandato due video al fratello il 2 luglio ma le telecamere dell'azienda quel giorno risultano in manutenzione. Manifestazione dell'Usb ad Acata (Ragusa)
Il Lavoro dei Migranti Da lì aveva mandato due video al fratello il 2 luglio ma le telecamere dell'azienda quel giorno risultano in manutenzione. Manifestazione dell'Usb ad Acata (Ragusa)
Da più di due settimane Daouda Diane, 37enne nativo della Costa d’Avorio, è sparito. Il due luglio ha inviato due video al fratello: mostravano le condizioni di lavoro in un cementificio di Acate, paesone di 10 mila anime in provincia di Ragusa «con la più alta percentuale di migranti in Italia». Daouda si è ripreso mentre lavorava con un martello pneumatico dentro una betoniera e spiegava come l’Italia offra questo ai migranti: un lavoro in nero con condizioni inaccettabili di diritti e salario. Erano le 14 e 38 del 2 luglio.
Da quel momento di Daouda non ha più dato segni di vita. La sua famiglia – in Costa d’Avorio ha una moglie, un figlio di 8 anni e un fratello – dopo qualche giorno si è preoccupata e ha contattato i compagni di lavoro. È partito un tam tam di ricerche: «Daouda aveva comprato il volo per tornare in Costa d’Avorio dopo molti anni, i biglietti sono stati trovati nella sua stanza assieme al passaporto», racconta Michele Mililli, segretario dell’Usb di Ragusa che si è subito mobilitato.
La paura – più che fondata – è che Daouda sia l’ennesima vittima del lavoro senza diritti. «In questa zona capita spesso che migranti spariscano o siano lasciati davanti al pronto soccorso dai datori di lavoro dopo un incidente, specie d’estate con il caldo insopportabile nelle serre», ricorda preoccupato Mililli.
Come molti suoi compagni, Daouda era costretto a fare due lavori: oltre il mediatore culturale in un Centro di accoglienza straordinaria (Cas) arrotondava con un secondo lavoro da edile, saltuario e in nero: senza alcun diritto e contratto.
Dopo la denuncia della scomparsa, i Carabinieri hanno cercato immagini di Daouda nelle telecamere del cementificio. «Stranamente proprio quel giorno le telecamere erano in manutenzione – continua Mililli – e dunque nessun elemento, nonostante l’ultima cella agganciata dal cellulare di Daouda sia proprio in quella zona e che i proprietari del cementificio abbiano precedenti penali, anche per mafia».
Ieri mattina l’Usb ha portato oltre 300 migranti a manifestare in piazza ad Arcate durante un riuscitissimo sciopero. «Purtroppo non abbiamo avuto solidarietà dalla popolazione locale ma non ci arrendiamo: venerdì saremo ancora in piazza, questa volta sotto la Prefettura di Ragusa che coordina le indagini. Oltre a chiedere più sforzi nelle ricerche e verità per Daouda, porteremo la nostra piattaforma rivendicativa per tutti i lavoratori migranti, lottando per i diritti», conclude Mililli.
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