Michel Foucault ci insegna come il corpo, immerso in uno campo politico, sia da sempre terreno di battaglia, investito da rapporti di potere, dominio, controllo. Il corpo racconta, rafforza le identità, esprime dissenso/ non allineamento: il corpo parla. Attorno a tutto questo ruota Combo, queer dance combination festival, rassegna indipendente di danza e perfoming arts ideata da Cornelia, giovane compagnia di danza partenopea formata da quattro napoletani (Nyko Piscopo, Francesco Russo, Leopoldo Guadagno, Nicolas Grimaldi Capitello) e una marchigiana (Eleonora Greco). L’appuntamento di questa tre giorni dedicata alla comunità lgbtqi (2-4 dicembre) è al teatro Galleria Toledo di Napoli. Oltre ad alcuni lavori della compagnia in collaborazione con Humanbodies (una riscrittura in chiave queer e politica di classici come Sleeping Beauty e Sogno di una notte di mezza estate), si alterneranno talks sul Voguing/ Italian ballroom scene, Clubbing, mostre fotografiche di Fabio Schiattarella, una performance ispirata a Barbara Kruger sugli stereotipi sul corpo delle donne (Your body is a Battelground di Adriano Bolognino) e l’esito di Grande madre, workshop dedicato alla comunità trans cittadina a cura di Davide Valrosso.

«QUESTA è la puntata zero di una rassegna che pensiamo di fare da tempo e che si allinea molto con il lavoro della nostra compagnia», spiega Nyko Piscopo, 36 anni – gli altri componenti vanno dai 28 ai 32- coreografo e direttore artistico. Cornelia richiama la figura di una donna anziana che danza (ancora). «È una provocazione contro il sistema di finanziamenti alle compagnie che si ferma agli under 35. Ci siamo tutti formati all’estero. Qualche anno fa ci incontrammo a un festival e decidemmo di unirci in un progetto che fondesse l’estetica del balletto con i linguaggi contemporanei e le questioni legate alla liberta di genere». Sleeping Beauty parla alla generazione Z: le fatine sono adolescenti liberi e sessualmente fluidi. Malefica è Siri che impartisce loro ordini, ma i ragazzi si ribellano e rivendicano la libertà di essere se stessi. «È uno spettacolo che ha girato molto, a dicembre abbiamo anche le prime due date in un scuola: è fondamentale iniziare a trattare questi argomenti in luoghi ci crescita e formazione, ne siamo molto felici». La rassegna nasce dalla volontà di sperimentare la funzione sociale della danza, la sua capacità di liberare identità.

«L’IDEA è dare spazio alle tematiche lgbtqi, cos’è per noi essere queer attraverso l’arte e i suoi dispiegamenti anche più contemporanei come la realtà del Voguing che difficilmente entra in teatro». La serata, spiega Nyko Piscopo, non sarà una ballroom tout court ma un talk con interventi performativi per spiegare le categorie, lo stile. Il pubblico sarà invitato a eseguire una piccola sequenza. «L’obiettivo è avere un’interazione con la platea, stimolare riflessioni su temi legati all’identità di genere e alla sua libera espressione, aprire un dibattito. Per tutta la durata del festival attiveremo anche domande anonime dal cellulare». La tre giorni si chiuderà con la restituzione aperta del laboratorio gratuito Grande Madre che si tiene dall’1 al 3 dicembre nel centro polifunzionale di Forcella. «È un’opportunità dedicata alla comunità transgender e non binary cittadina, in particolare alle persone più adulte. Il coreografo Davide Valrosso partirà dalle storie dei partecipanti. E trasformerà in movimento i racconti e le loro sensibilità. Si tratta di un lavoro basato sulla narrazione, sull’andare piano, all’interno di un movimento generato dall’umanità dei singoli individui».