Visioni

Danza, anarchia e dettagli in controluce

Danza, anarchia e dettagli in controluceIgor Legari in trio

Note sparse Tra i migliori titoli del 2002 l'album "Arbo" del trio guidato dal contrabbassista Igor Legari

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 30 novembre 2022

Arbo, in Esperanto albero: connettore di mondi, luogo di esplorazioni. Trio guidato dal contrabbassista Igor Legari con Ermanno Baron alla batteria e le ance di Marco Colonna a disegnare suoni liberi e personali, nel solco della Great Black Music. Prendiamo l’elegia per una nota sola di Bom: come creare colori quando ispirazione e talento guidano la rotta. Oppure imbarcarsi verso i luoghi più lontani (Tristan Da Cunha), mantenendo un ottimo equilibrio tra groove, astrazione, cantabilità. Le figure del contrabbasso sono sempre affilate e puntuali, l’interplay funziona a meraviglia; così la dedica ad una leggenda, Malachi, il bassista dell’Art Ensemble Of Chicago, col suo groove africano e trascinante. Sensuale e sfuggente Ocelot, che suona proprio come le movenze del felino da cui piglia il nome, a presa istantanea il tema al baritono di Stomp, selvatico e puntuale il manifesto d’intenti della title track, dove improvvisazione e struttura, danza e anarchia, caos e rigore convivono in armonia. Economia di mezzi, abbondanza di idee, grande senso della misura e un approccio in sottrazione che fa brillare di luce propria ogni dettaglio: uno dei migliori dischi di jazz italiano del 2022.

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