Visioni

Dante secondo Cristicchi, racconti da una quotidiana religiosità

Dante secondo Cristicchi, racconti da una quotidiana religiositàS.Cristicchi in «Paradiso, dalle tenebre alla luce» – foto di D. Puccioni, S.Borghini, S.Bertoncini

A teatro L'Istituto per il dramma popolare di San Miniato porta in scena l'ultima opera dell'artista romano «Paradiso, dalle tenebre alla luce»

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 31 luglio 2021
Gianfranco CapittaSAN MINIATO (PISA)

Anche l’Istituto per il dramma popolare di San Miniato (che festeggia quest’anno i suoi 75 anni di attività) non sfugge alla tentazione di unirsi per l’occasione all’anniversario dantesco, ma a differenza di molti che sugli specchi celebrativi del massimo poeta si sono malamente arrampicati, si è affidato a un professionista serio come Simone Cristicchi, e alla sua sensibilità, oltre che artistica, umana. Infatti il suo Paradiso, dalle tenebre alla luce conta sulle sue doti riconosciute di bravo cantante ed eccellente compositore, ma soprattutto sulla sincerità delle sue esperienze personali, sul cammino di fede da lui intrapreso, e sugli episodi suoi biografici che quello stesso cammino hanno segnato, se non fatto scaturire.

INSOMMA Cristicchi con questo spettacolo mette a nudo la sua scelta di fede, anzi si può permettere di raccontarcela, e suonarcela e cantarcela, con l’alta sua qualità musicale. Anche se sono evidenti i passi e i passaggi che stanno andando a costituire il suo percorso, senza moralismo e senza ostentazione ci vengono mostrati come pura esemplificazione di quanto a questo proposito i versi di Dante possono indicare, e raffigurare ed esprimere. Ma è un racconto il suo senza alcun esibizionismo o pretesa di misticismo, legato piuttosto alla concretezza di situazioni e sentimenti, proprio come ce li ha raccontati nelle sue canzoni. Un campo questo dove eccelle, essendo arrivato a vincere un festival di Sanremo, e perfino lo Zecchino d’oro.

UN TEATRO poi lui lo ha perfino diretto, per qualche anno: quello pubblico dell’Aquila; ma il cammino spettacolare che mostra in questa occasione è molto sobrio: se non fosse per la capigliatura leonina, rimarrebbe impresso il suo corretto abito con gilet. Ma proprio in questa semplicità, può permettersi racconti importanti, e momenti di intensa religiosità, che non sono le ripetute ed esperte citazioni di santi presenti nel Paradiso dantesco, ma esperienze personalissime su cui costruisce il proprio percorso umano. Che resterebbe interessante, ma molto personale se non ce lo cantasse poi in assoluta semplicità, con una bella orchestra (la Oida di Arezzo) diretta da Valter Sivilotti, suo abituale collaboratore. Luci e immagini suggestive accompagnano i racconti, dove il finale della Commedia dantesca segna solo un testimone di verifica. Anche se naturalmente brilla di notevole fascino l’unico testo «originale», così diverso da come lo si è studiato a scuola, Vergine Madre, figlia del tuo figlio…

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