«Per un concerto ai Magazzini della Zisa, a Palermo, rievocando i 50 anni del golpe cileno, ho deciso di mettere insieme molti brani sudamericani che mi hanno segnato a cominciare da Sueño con serpientes, il brano del cantautore cubano Silvio Rodriguez, reso celebre da Mercedes Sosa e Milton Nascimento, quello col serpente che rinasce più grande ogni volta che lo schiacci, un incubo onirico che ti rincorre nella notte, solo cantandogli la verità con un verso riusciremo ad ammazzarlo definitivamente». Così racconta l’infaticabile polistrumentista Daniele Sepe che ha poi registrato i pezzi dello show diventati Poema 15, un cd finanziato dal crowdfunding, pubblicato da Encore Music, etichetta specializzata in jazz, tra gli ospiti Ginevra Di Marco, Sandro Yoyeux e Daniele Di Bonaventura.

Dieci brani con lo stesso titolo del pezzo scritto a quattro mani (in verità una poesia di Neruda musicata da Jara). «Oggi, rispetto a 23 anni fa (ai tempi del disco Conosci Victor Jara?) sappiamo con certezza che anche la morte di Pablo Neruda è stata un’esecuzione, il grande poeta morì dieci giorni dopo il colpo di stato di Pinochet, probabilmente avvelenato nell’ospedale in cui era ricoverato». La voce di Emilia Zamuner si distende morbidamente sugli arpeggi di chitarra e basso nella canzone. «Mi piaci quando taci perché stai come assente e mi ascolti distrattamente e la mia voce non ti tocca… bastano una parola, un sorriso».

La redazione consiglia:
Daniele Sepe, guastatore sonoro«CANZONE PER JARA è una mia soddisfazione personale, una prova di stima, cantata con Enzo Gragnaniello e scritta con ShaOne, percussioni e rap; plettri andini e cori appassionati invece El Aparecido, omaggio a Che Guevara, scritto da Jara nel 1967, fortemente contestato dal Partito Comunista Cileno, per l’epopea dell’hijo de la rebeldìa, portata in giro dagli Inti Illimani e ripresa anche dalla rock band turca Grup Yorum». Sepe, personaggio scomodo e spigoloso, non si tira indietro sul momento attuale della sua città. «Conoscevo Giovambattista Cutolo, il musicista ucciso a Napoli qualche settimana fa a colpi di pistola al culmine di una lite tra due gruppi di giovani. Faceva parte di un quintetto di corni del Conservatorio e stava giù al bar, vicino casa mia. Tutto questo amplificare comportamenti criminali non porta da nessuna parte. Quando io ero teenager, vedevo Belfagor in tv e i western adesso ogni sera centinaia di sparatorie e ammazzamenti. Ci vogliono meno coltelli e pistole e più centri culturali, musicali, educativi invece il cuore antico della città è solo abbigliamento economico e ristorazione da street food, uno stravolgimento assoluto, cacciando artigiani, piccolo commercio e sottoproletariato persino dai Quartieri Spagnoli».