Autore affascinante, misterioso e prezioso. Aggettivi che in qualche modo descrivono anche il suo modo di guardare alle cose e di scriverne. Perché, in effetti, Del Giudice, scomparso ieri, sembrava assolutamente affascinato, stregato anzi, da quel che ricadeva nelle sue attenzioni, tanto che egli stesso aveva lavorato intorno alle sue fissazioni. Nell’ultimo volume di suoi scritti, In questa luce (Einaudi, 2013), che già alla sua uscita poteva apparire come una rappresentazione autobiografica e testamentaria della sua immaginazione e del suo lavoro di scrittore, parlava espressamente di «manie». Proprio come se l’osservazione e la riflessione fossero strumenti per addentrarsi nel mistero...