C’è una zona nel nord dell’Ecuador ai confini con la Colombia, comprendente le comunità Civil di La Concepción e Juan Montalvo, a circa millecinquecento metri d’altezza, dove vivono i discendenti degli schiavi che furono portati qui dall’Africa in epoca coloniale.

La vita per le quasi tremila persone che vi abitano non è tra le più facili. Pomodori, fagioli e canna da zucchero sono le attività agricole che permettono il puro sostentamento delle famiglie. «La situazione economico sociale di questi luoghi possiamo definirla precaria – spiega Nevio Geroin, presidente dell’Associazione Hermandad APS di Povegliano Veronese promotrice di un gemellaggio con La Conception – e l’emigrazione ha fra le molteplici conseguenze anche quella di perdere la cultura afro-ecuatoriana che si è tramandata di generazione in generazione». È importante quindi sostenere questa popolazione «in tutte quelle iniziative che possono avere un effetto positivo sulla qualità della vita come per esempio facendo sì che dispongano di acqua potabile, sostenendole nell’istruzione, ma anche aiutandole in tutte quelle forme di lavoro che diano luogo a un equo guadagno sperimentando nuove coltivazioni più remunerative che permettano di mantenere dignitosamente la famiglia».

Con questo intento nel 2019 ha preso avvio un progetto per la coltivazione, essiccazione e confezionamento delle erbe officinali e la realizzazione di un laboratorio per la produzione degli olii essenziali attraverso il recupero delle tradizioni erboristiche locali. «L’intento è quello di favorire lo sviluppo economico ma anche il mantenimento della sapienza ancestrale e migliorare il rapporto con la natura promuovendo la protezione dell’ambiente», afferma Barbarita Lara Calderon componente dell’organizzazione Coordinadora nacional de mujeres negras – Conamune.
La prima fase del progetto è consistita in una raccolta dati sui vecchi utilizzi di queste erbe tipiche della zona da parte della popolazione più anziana. «A questa ricerca hanno partecipato quaranta donne e sei uomini – spiega Calderon – in rappresentanza delle sedici comunità coinvolte nel progetto che hanno realizzato trecento interviste. Questa raccolta di testimonianze è stata importante perché molte di queste persone non sanno né leggere, né scrivere e sono molto anziane. Il pericolo concreto era che una memoria storica così importante andasse perduta».

Dopo mesi di intenso lavoro di raccolta – coordinato dalla Conamune, dal Fepp (Fondo ecuatoriano popolorum progressio) e con la cooperazione tecnica ed economica della Comunidad De Madrid – è stato realizzato un libro in cui vengono descritte le piante più utilizzate nelle comunità afro-discendenti per «curare e nutrire l’anima e il corpo». Per Calderon, «ora però bisogna tradurre la mole di notizie in opportunità di lavoro, stiamo mettendo in piedi attività per la produzione di olii essenziali oltre che per la vendita delle erbe che andremo a coltivare». E ancora: «I medici locali hanno espresso un rinnovato interesse per queste piante e la voglia di sperimentarne l’impiego, e questo è un bene».

I primi passi sono stati quelli di distribuire una grande quantità di piantine per dar vita a degli orti di erbe officinali familiari e nella realizzazione del laboratorio per l’estrazione degli olii. «L’incognita più grande rimane il mercato, non è facile trovare uno sbocco commerciale in Ecuador e fuori dai confini nazionali», sostiene Barbarita Lara Calderon. In Italia l’Associazione Hermandad sta collaborando nella fase di realizzazione del laboratorio per l’estrazione degli oli essenziali e nell’avvio della produzione. Per quanto riguarda la fase di commercializzazione «la cosa non è semplice al di fuori del circuito equosolidale», sostiene Nevio Geroin, presidente di Hermandad. «Ma non disperiamo e come per tutte le nuove avventure l’importante è non fermarsi al primo ostacolo».