Dalle vacche di Fanfani al No della Calabria
Tra gli effetti collaterali del referendum che ha salvato la Costituzione e fatto dimettere il presidente del Consiglio, c’è anche la cerimonia di inaugurazione della Salerno-Reggio Calabria. Com’è già stato […]
Tra gli effetti collaterali del referendum che ha salvato la Costituzione e fatto dimettere il presidente del Consiglio, c’è anche la cerimonia di inaugurazione della Salerno-Reggio Calabria. Com’è già stato […]
Tra gli effetti collaterali del referendum che ha salvato la Costituzione e fatto dimettere il presidente del Consiglio, c’è anche la cerimonia di inaugurazione della Salerno-Reggio Calabria. Com’è già stato ricordato da il manifesto, il 22 dicembre Matteo Renzi – lo aveva annunciato solennemente – avrebbe percorso in auto, lui alla guida, l’intera A3 insieme al ministro Graziano Delrio per festeggiarne la «fine» dei lavori.
Sul sito dell’Anas il contatore continua il conto alla rovescia che ci separa da quella data, anche se al momento nessuno sa se e con chi si farà l’inaugurazione.
Ma facciamo per un attimo un passo indietro. Nell’aprile del 1961 il democristiano Amintore Fanfani, all’epoca presidente del Consiglio, visitò la Calabria. Tre giorni durò la visita e Fanfani fu portato in lungo e in largo per la regione, toccando tutte e tre le provincie e molti importanti centri calabresi. L’unica cosa che è rimasta di quella visita, nella memoria dei calabresi e di molti italiani, fu la vicenda delle famose «vacche di Fanfani». Si scoprì infatti, nei giorni successivi, che zelanti dirigenti dell’allora Opera Valorizzazione Sila, anch’essi democristiani, avevano provveduto a spostare un cospicuo numero di bovini, sempre gli stessi, lungo l’itinerario della visita del presidente del Consiglio, precedendolo in ogni tappa, a dimostrazione dello sviluppo agricolo avviato nella regione e del successo delle politiche del governo di cui era a capo.
Si era in pieno centenario dell’Unità d’Italia e gran parte del Mezzogiorno era ancora senza i servizi minimi essenziali (mancavano fogne, acquedotti, scuole, ospedali) e lo spettacolo fu messo in scena in favore dell’opinione pubblica nazionale. «Fare come con le vacche di Fanfani» divenne, da allora, addirittura un modo di dire per denunciare che il Re era nudo e dietro la scenografia allestita rimaneva il nulla.
Cinquantacinque anni dopo, mentre di Fanfani non resta che un offuscato ricordo e in piena fase di «rottamazione» della «vecchia politica» la storia sembrava dovesse ripetersi. La location, come si ama dire ora, era la stessa: la Calabria.
Nella parte del presidente del Consiglio (sempre toscano, come Fanfani) questa volta avrebbe dovuto esserci Matteo Renzi. L’occasione, la fine dei lavori di ammodernamento della A3, l’autostrada Salerno Reggio Calabria, per verificare, e dimostrare all’Italia, che i cantieri sarebbero stati definitivamente chiusi e i lavori terminati.
Quell’autostrada fu decisa proprio nel lontano 1961, dopo la ricordata visita di Fanfani in Calabria e dal suo governo. La legge fu approvata nel luglio di quell’anno, i lavori furono inaugurati l’anno successivo, a gennaio 1962, sempre da Fanfani. I cantieri durarono all’epoca dodici anni: solo nel 1974 l’autostrada finalmente arrivò a collegare direttamente Salerno a Reggio Calabria, pur rimanendo lungo il tragitto diverse strozzature e deviazioni.
Dopo trentacinque anni dalla posa della prima pietra il primo governo Prodi avviò un suo necessario ammodernamento e la messa in sicurezza dell’intero tracciato, i cui lavori avranno inizio però solo nel 1999. E da allora la storia, tra fallimenti delle imprese aggiudicatrici, ritardi nei lavori, inchieste giudiziarie, infiltrazioni della criminalità, è arrivata fino ad oggi. Fino al clamoroso annuncio che finalmente i lavori sarebbero terminati entro la fine dell’anno. Parola di presidente del Consiglio.
Il quale però ha sempre omesso di dire che i lavori si sarebbero «conclusi» semplicemente perché per circa 60 chilometri (tutti in Calabria, circa il 20% del tracciato totale) si è deciso di non procedere più: niente progettazione, nessun ammodernamento.
Resteranno così come realizzati negli anni Sessanta. Si tratta di alcuni dei tratti più insicuri proprio per l’alto numero di viadotti e gallerie tra Morano e Firmo, Cosenza e Altilia, Pizzo e Sant’Onofrio. E poi altri dieci lotti a Reggio Calabria per lavori che cominceranno successivamente.
Contro ogni evidenza lo storytelling caro al Presidente – che un po’ ricorda quello messo in atto all’epoca da Fanfani – imponeva di dire che la A3 sarebbe stata finalmente e definitivamente completata e Renzi l’avrebbe inaugurata.
Solo che questa volta proprio con il loro voto i calabresi hanno dimostrato che non avrebbero gradito il remake di quel film degli anni ’60 con Fanfani e le vacche al seguito, e hanno contribuito a fermarlo prima.
–> Leggi qui la lettera dell’Anas su questo articolo
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento