Dall’Avana, la Commissione sul conflitto: «Gli Usa lo hanno alimentato»
Cuba I negoziati di pace tra Farc e governo Santos
Cuba I negoziati di pace tra Farc e governo Santos
Tre delegazioni di esperti in tema di genere sono presenti all’Avana ai tavoli di pace tra la guerriglia marxista colombiana Farc e i mediatori del governo di Manuel Santos. E, per la prima volta, ai lavori della sottocommissione di genere hanno partecipato delegati del Movimento di liberazione lesbico, gay, bisessuale e transessuale (Lgbt). La sottocommissione ha il compito di includere le proposte delle donne e delle comunità Lgbt e di imprimere un segno di genere agli attesi accordi.
Secondo dati ufficiali, il 48% degli oltre 6,5 milioni di vittime che ha prodotto il cinquantennale conflitto armato in Colombia è costituito da donne. Tra il 1985 e il 2014 sono stati registrati 2.474 casi di violenze, soprattutto ad opera di esercito e polizia. Le indagini delle Ong presenti dicono che, tra il 2001 e il 2009, 489.687 donne di 407 comuni con forte presenza militare e paramilitare e della guerriglia hanno subito violenza sessuale, anche se l’82% non ha sporto denuncia per paura o mancanza di informazione.
Martedì, un gruppo di 12 accademici ha consegnato i risultati della Comision Historica del Conflicto, e ha concluso che gli Stati uniti hanno «alimentato» la guerra in Colombia. Gli Usa hanno partecipato in maniera «permanente, continua, con denaro, tecnica, personale», dice la Commissione, che ha indagato per quasi sei mesi «i principali fattori e condizioni che hanno facilitato o contribuito alla persistenza del conflitto». Secondo il parere di alcuni esperti, la Colombia deve ora mettersi al passo di quella parte dell’America latina che ha concluso accordi di pace dopo lunghi conflitti, ma concludendoli davvero: non com’è successo al Salvador e al Guatemala dopo la firma dei negoziati.
Secondo il professor Manuel Moncayo, la responsabilità del conflitto non può ricadere sugli individui «ma su un ordinamento e una struttura sociale che si trasforma in carnefice». L’esempio è quello della smobilitazione dei paramilitari, iniziato nel 2005 e noto come Jiusticia y Paz, che ha solo punito i singoli e per questo «per non aver cambiato l’ordine esistente, il paramilitarismo come fenomeno politico e sociale non è scomparso». Il ministro della Difesa colombiana, Juan Carlos Pinzon, ha però ribattuto: «Non è il momento di uscirsene con verità alternative sul conflitto», ed è tornato ad addossare l’intera responsabilità della guerra alle Farc.
Intanto, è uscito dal carcere Juancho Prada, un capo paramilitare delle disciolte Autodefensas Unidas de Colombia (Auc). Ha pagato con 8 anni di carcere i 628 crimini che ha confessato in tribunale. E’ stato ritenuto direttamente responsabile anche del massacro di Aguachica (nord-est della Colombia), nel 1990. Allora, vennero trucidati numerosi leader contadini, sindacali e di movimento. Prada è anche coinvolto in molti casi di espulsioni e sparizioni compiuti nella stessa zona. Ancora una volta, la società colombiana e i presidenti socialisti dell’America latina hanno denunciato i legami dell’ex presidente Alvaro Uribe, oggi senatore e feroce avversario del processo di pace, con i paramilitari.
All’Avana, le Farc sono tornate a chiedere a Santos di accettare un cessate il fuoco bilaterale, come risposta a quello dichiarato in modo unilaterale dalla guerriglia il 20 dicembre. Una richiesta fortemente avanzata anche dalla sinistra colombiana e dai movimenti popolari che hanno accettato di votare il neoliberista Santos a patto che porti a casa un risultato credibile ai tavoli dell’Avana. Al proposito, nei giorni scorsi si è riunita nuovamente la Cumbre Agraria, Campesina, Etnica y Popular, che ha annunciato una giornata di sciopero nazionale, accusando il governo di inadempienza. Santos ha finora sostenuto che una tregua rafforzerebbe militarmente le Farc.
Sul tavolo dei negoziati, che durano dal dicembre del 2012, c’è il complesso tema della riparazione delle vittime. La guerriglia ha proposto uno specifico fondo di risarcimento, ha ribadito la volontà di perseguire una soluzione politica, a patto che porti a profonde riforme strutturali e all’apertura di spazi di vera democrazia e sicurezza per l’opposizione politica.
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