Dalla tutela del territorio alle comunità locali, le azioni per salvare l’orso
Animalismo L’obiettivo è ridurre gli incidenti mortali e raddoppiare entro il 2050 la popolazione dell’animale, a rischio di estinzione
Animalismo L’obiettivo è ridurre gli incidenti mortali e raddoppiare entro il 2050 la popolazione dell’animale, a rischio di estinzione
Un orso bruno marsicano e un panda che si stringono la mano: così il disegnatore Stefano Maugeri sintetizzava su un vecchio numero di Panda, la storica rivista del Wwf Italia, l’impegno dell’associazione per la tutela di questa sottospecie unica al mondo. Un impegno che non è mai venuto meno e che nel 2019 ha trovato una nuova spinta nella campagna Orso 2×50 lanciata con l’obiettivo di raddoppiare entro il 2050 i 50/60 orsi fino ad oggi sopravvissuti, lavorando principalmente nei siti di espansione al di fuori della area tradizionale di frequentazione rappresentata dal Parco Nazionale d’Abruzzo. Una campagna che mira a coinvolgere tutti gli attori del territorio (enti locali, aree protette, organismi scientifici e associazioni) e che proprio per questo ha come punto centrale l’Oasi Wwf Gole del Sagittario nel piccolo paese di Anversa degli Abruzzi, dove l’orso è di casa.
Le poche decine di individui rimasti rendono l’orso marsicano a serio rischio estinzione: la sua popolazione è però vitale e necessita di nuovi spazi per crescere numericamente e sopravvivere. Nell’Appennino centrale sono state individuate diverse aree di possibile espansione, ma per garantire la mobilità e la sopravvivenza dell’orso è necessario ridurne la mortalità (dal 1970 al 2021 sono stati rinvenuti quasi 130 orsi morti), tutelarne l’areale ancora oggi minacciato da infrastrutturazioni ad alto impatto ambientale ed eliminare le cause di conflitto con le attività antropiche attraverso azioni di prevenzione danni, comunicazione e sensibilizzazione.
Così negli ultimi tre anni, nonostante l’emergenza legata alla pandemia da Covid-19, le attività messe in campo dal Wwf sono state molteplici e hanno riguardato più ambiti.
Innanzitutto la tutela del territorio dell’orso: aree di pregio ambientale come i Campi della Magnola o Passo Lanciano – Mammarosa sulla Maielletta, nonostante siano tutelate da parchi regionali e nazionali, nonché dalla Rete Natura2000 dell’Unione Europea, sono ancora minacciate da nuove piste da sci e impianti di risalita, mentre nelle aree esterne a parchi e riserve naturali da anni si gioca una partita fatta di ricorsi al Tar per una regolamentazione della caccia che, anche se non indirizzata contro l’orso, gli arreca un profondo disturbo e rappresenta un pericolo a causa delle possibili uccisioni accidentali.
Legata alla tutela del territorio è la riqualificazione di corridoi di connessione tra le aree protette, indispensabili per consentire il passaggio dell’orso fuori dall’areale storico. Per questo sono stati individuati due grandi corridoi ecologici dove ripristinare e migliorare la connettività strutturale: il primo verso il comprensorio dei Monti Ernici-Simbruini e il secondo a congiungersi al Parco Nazionale della Maiella. In queste aree sono stati individuati 50 km di infrastrutture stradali, non interessati dal Progetto Life Safe Crossing che già opera con le stesse finalità di riduzione del rischio di incidenti con la fauna, miglioramento della connettività degli habitat e sensibilizzazione degli automobilisti. Su queste reti stradali, in accordo con gli enti gestori, si sono avviati interventi di messa in sicurezza dei tratti più a rischio: sono stati così installati 240 dissuasori visivi e acustici anti-attraversamento lungo 3 km di carreggiata nei pressi di Rionero Sannitico (IS), nei luoghi dove nell’estate del 2019 un orso ha perso la vita a causa dell’impatto con un veicolo. Per favorire il passaggio sicuro di orsi e altri animali selvatici, la campagna prevede poi il ripristino di sottopassi stradali e autostradali già esistenti sulle direttrici di dispersione, con la pulizia dalla vegetazione e l’apposizione di ostacoli per evitare attraversamenti.
Ma un indispensabile ambito di intervento della campagna Orso 2×50 è sicuramente la mitigazione del conflitto con le comunità locali. La presenza di orsi in luoghi dove ancora sono presenti attività agro-pastorali può a volte determinare problemi di convivenza che vanno affrontati con tempestività. Dal 2019 a oggi il Wwf è intervenuto in quasi 40 situazioni problematiche fornendo in comodato gratuito e installando recinti elettrificati e porte rinforzate per le stalle per mettere in sicurezza bestiame domestico e apiari. Si è anche intervenuti su sei vasche per la raccolta d’acqua che sono state dotate di grate di chiusura per evitare che si trasformino in trappole mortali per la fauna: proprio in una vasca di questo tipo tra Balsorano e Villavallelonga nella zona di protezione esterna del Parco d’Abruzzo sono morti, a distanza di anni, ben 5 orsi, un decimo di tutta la popolazione esistente!
«Gran parte di questi interventi sono stati possibili grazie al coinvolgimento di molti volontari che hanno partecipato ai campi organizzati in Abruzzo, Lazio e Molise», sottolinea Filomena Ricci, delegata regionale del Wwf Abruzzo. «Il volontariato delle associazioni o di singoli appassionati è da sempre un prezioso alleato dell’orso e di chi opera sul territorio per la sua tutela».
Già negli anni passati era stata organizzata dal Parco Nazionale d’Abruzzo l’iniziativa “Se togli la frutta, aiuti l’orso”: mini-campi di lavoro duranti i quali era stata raccolta la frutta dagli alberi a bordo-strada o nei giardini dei centri abitati. Nei borghi del territorio dell’orso, infatti, si cerca di ridurre l’accessibilità alle fonti alimentari (frutta, pollai, cassonetti dei rifiuti, ecc.): una misura necessaria per evitare che l’orso trovi nei paesi premi in cibo che alla lunga lo possano rendere troppo confidente nei confronti dell’uomo.
Attraverso il progetto “Volontari per l’orso” (per info scrivere ad abruzzo@wwf.it), il Wwf negli ultimi tre anni ha coinvolto oltre 60 giovani (e meno giovani) provenienti da tutta Italia, impiegati in azioni sul campo come il posizionamento di recinzioni elettrificate o il recupero di vecchi frutteti di montagna per fornire cibo agli orsi ed evitare così che si avvicinino ai centri abitati. Fondamentali le attività di informazione e sensibilizzazione verso la popolazione locale e i turisti anche tramite la distribuzione di strumenti informativi originali come le tovagliette stampate per bar e ristoranti. Nel corso del 2021 è stata stipulata una convenzione tra il Wwf Italia e il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga il cui territorio rappresenta un’area di nuova espansione per l’orso: si sono svolti anche qui interventi per la messa in sicurezza di vasche e incontri per preparare i territori alla convivenza con la specie. E sempre i volontari nel settembre 2021 hanno animato il “Tour della convivenza: Bentornato orso gentile” nel Parco Nazionale della Maiella nell’ambito del Progetto Life Arcprom: sotto la supervisione del Parco sono stati organizzati momenti di confronto per gli adulti e laboratori didattici per bambini e ragazzi.
Grazie al volontariato si possono realizzare azioni concrete ed efficaci: certo, la salvezza dell’orso bruno marsicano resta una responsabilità delle istituzioni e rappresenta un obiettivo talmente ambizioso da richiedere un impegno convinto da parte di queste, ma è comunque importante che tanti volontari vogliano contribuire a vincere una sfida così grande.
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