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Dalla Germania nuova ipotesi per spiegare le trombosi anomale

Dalla Germania nuova ipotesi per spiegare le trombosi anomaleAngela Merkel in conferenza stampa a Berlino – Lapresse

Covid L'Italia pressa l'Ema per poter «mescolare» vaccini diversi

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 28 maggio 2021

C’è una nuova ipotesi per spiegare i gravi ma rari effetti avversi osservati nelle persone che hanno ricevuto i vaccini AstraZeneca e Johnson&Johnson. Ad avanzarla è un gruppo di ricercatori tedeschi guidati da Rolf Maschalek dell’università di Francoforte. Secondo i ricercatori, a causare la formazione di coaguli nel sangue sono le stesse proteine «spike» caratteristiche del Sars-CoV-2 e codificate dal vaccino affinché le cellule imparino a riconoscerle e a sviluppare gli anticorpi.

Le proteine in alcuni casi assumerebbero conformazioni anomale, attaccando le cellule del sangue e dando vita alle trombosi già osservate in molti pazienti di Covid-19. Questo spiegherebbe perché gli eventi si verificano con meno frequenza con il vaccino Johnson & Johnson, che funziona secondo lo stesso principio ma utilizza una proteina «spike» leggermente diversa. Se l’ipotesi fosse confermata, basterebbe modificare leggermente la proteina utilizzata nel vaccino AstraZeneca per prevenire tali reazioni. Ma rimangono diversi punti interrogativi. Ad esempio, non è chiaro come mai i coaguli si formerebbero soprattutto nei seni venosi cerebrali, né perché colpiscano solo un limitatissimo numero di persone.

Nel frattempo le inoculazioni continuano. L’Agenzia del farmaco inglese ieri ha pubblicati i dati più aggiornati relativi alle seconde dosi del vaccino AstraZeneca. Nei richiami, le trombosi si verificano con un’incidenza inferiore di circa dieci volte rispetto alla prima dose (circa 1,6 casi per milione di seconde dosi). Questa diversa incidenza potrebbe significare l’esistenza di una predisposizione individuale alle reazioni anomale, perché la prima dose funzionerebbe da filtro per individuare i soggetti a rischio.

I dati inglesi hanno indotto l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) a ribadire, in un documento pubblicato mercoledì, l’opportunità di effettuare la seconda dose con lo stesso vaccino, anche se «la sicurezza della somministrazione di Vaxzevria nei soggetti di età inferiore a 60 anni rimane un tema ancora aperto». A livello europeo, infatti, è in discussione l’ipotesi di mescolare diversi tipi di vaccino in modo da completare l’immunizzazione anche nelle persone giovani in cui il rischio delle trombosi supera i benefici delle vaccinazioni a vettore virale. In un recentissimo studio clinico effettuato in Spagna su 663 volontari è stato osservato che un richiamo con il vaccino Pfizer dopo una dose AstraZeneca è in grado di stimolare la produzione di anticorpi in grande quantità, superiore a quella rilevata dopo il richiamo con lo stesso vaccino inglese. Simili test sono in corso nel Regno Unito, mentre Francia e Germania hanno già scelto questa opzione.

Nonostante la posizione dell’Aifa, il governo italiano si è detto interessato alla possibilità di mescolare dosi di vaccini diversi, anche per superare l’esitazione vaccinale nei confronti del vaccino AstraZeneca. Martedì scorso Mario Draghi ha chiesto all’Agenzia Europea del Farmaco di pronunciarsi rapidamente su questa possibilità. Il mix permetterebbe anche di affrontare un eventuale stop alle forniture AstraZeneca, nel caso di una rottura definitiva tra l’azienda e l’Ue, dopo l’avvio della causa legale per le dosi promesse e mai consegnate.

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