Italia

Dalla Difesa trenta milioni ai cappellani militari. Pax Christi: smilitarizziamoli

Quasi 30 milioni di euro per i cappellani militari nei prossimi tre anni. È la spesa che lo Stato dovrà sostenere per mantenere i preti-soldato delle Forze armate italiane, come […]

Pubblicato quasi 8 anni faEdizione del 4 dicembre 2016

Quasi 30 milioni di euro per i cappellani militari nei prossimi tre anni. È la spesa che lo Stato dovrà sostenere per mantenere i preti-soldato delle Forze armate italiane, come risulta dalla Nota integrativa del ministero della Difesa allegata al Disegno di legge di bilancio per il triennio 2017-2019 in discussione al Parlamento. Per il 2017 è previsto che ci saranno 200 cappellani militari in servizio (81 nell’Esercito, 31 nei Carabinieri, 30 nell’Aereonautica, 28 nella Guardia di Finanza, 27 nella Marina e 3 svincolati dall’appartenenza ad un corpo specifico), per una spesa totale di 9.579.962 euro, destinata al pagamento degli stipendi. E siccome la Nota integrativa, euro in più euro in meno, ipotizza cifre analoghe anche per il 2018 e il 2019, l’esborso totale ammonta a poco meno di 30 milioni nel triennio.

I salari dei preti con le stellette, infatti, non vengono pagati con i fondi dell’otto per mille destinati alla Chiesa cattolica (che contempla una specifica voce «sostentamento del clero») ma sono totalmente a carico dello Stato, perché i cappellani sono assimilati ai soldati e inseriti nella gerarchia militare: l’arcivescovo ordinario militare (attualmente è mons.

Santo Marcianò, in passato lo fu anche il card. Angelo Bagnasco, oggi presidente della Conferenza episcopale italiana), è assimilato ad un generale di corpo d’armata il quale, in base alle tabelle ministeriali, percepisce uno stipendio lordo di 124mila annui (circa 9.500 euro al mese); il vicario generale è generale di divisione (o maggiore generale, 8mila euro al mese, 107mila annui); l’ispettore è generale di brigata (o brigadiere generale, 6mila euro al mese, 79mila annui); il vicario episcopale, il cancelliere e l’economo sono assimilati ad un colonnello (4.500-5mila euro al mese, 60-70mila all’anno); il primo cappellano capo è un maggiore (3-4mila euro); il cappellano capo è un capitano (3mila euro); il cappellano semplice ha il grado di tenente (2mila e 500 euro).

Rispetto al 2015 – quando per 205 cappellani lo Stato spese la cifra record di 10.445.732 euro – ci sarà un taglio di quasi 900mila euro.

Da decenni Pax Christi e le comunità di base chiedono la smilitarizzazione dei cappellani, ma i vescovi continuano a respingere la proposta: la «militarità», spiegano, è una componente essenziale della missione pastorale dei cappellani, «militari fra i militari».

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