Dalla Dad all’eros spinto: telecamere con vista nella nuova dimensione immateriale
Vite da web Se nevicherà davvero tanto non chiuderanno le scuole , non salteranno le lezioni. Tanto c'è la Dad.
Vite da web Se nevicherà davvero tanto non chiuderanno le scuole , non salteranno le lezioni. Tanto c'è la Dad.
Nell’inverno del nostro generalizzato scontento i ragazzini hanno avuto un’illuminazione. Se nevicherà davvero tanto non chiuderanno le scuole , non salteranno le lezioni. Tanto c’è la Dad. L’immateriale li avrà, con tutte le sue approssimazioni , entra come un gas o un virus, ti prende e c’è poco da fare. Del resto fioccano riunioni lavorative nei festivi e fuori timbratura virtuale di cartellini.
Aumentano anche le truffe on line e diminuiscono i furti in casa: tante grazie. L’annullamento dei confini spaziotemporali che dividono tempo privato e tempo del lavoro, è uno dei problemi dello spostamento delle nostre vite su web, oltre alla carenza di quanto c’è di buono e necessario nella socialità e nella prossimità, nella realtà insomma, specie ma non solo per i più giovani.
Gestire la nuova dimensione non è banale: apriamo continuamente finestre sul mondo, vediamo e siamo visti. affacciati sul cortile, spiamo col binocolo esistenze dentro cornici, le inquadrature orizzontali, raccontate bene da Riccardo Falcinelli su Figure, saggio monumentale edito pochi mesi fa da Einaudi su come le immagini ci siano proposte da sempre secondo canoni rispettati nei secoli: dalle tele del Rinascimento a Instagram, passando per Hitchcock alla costruzioni figurative di Aby Warburg, pannelli dove l’autore giustapponeva e fissava con le puntine immagini di ogni epoca. Il principio che governa(va) le pareti delle camere degli adolescenti, delle stanze delle redazioni. Ora nel quadro siamo entrati anche noi. Il fondale è un frontale: i panel.
COME QUELLI DIETRO a Geppi Cucciari nella striscia di Che Succede?; ne facciamo esperienza tutti i giorni in prima persona, con video chiamate su meet zoom e wa video, dentro schermi dal layout componibile a piacimento e dove l’occhio cade sempre sulla faccia che più ci preme: quella dell’amato bene, sì, ma di solito di più la nostra. Si è imparato nei mesi a riconoscere il lato migliore da mostrare, il colore che più dona; ci sono corsi per riuscire più web cam genici, e pare che oltre alle video truffe ci sia un’impennata anche di chirurgie estetiche.
Inoltre il mondo condiviso e mediato da una superficie specchiante fa meno paura:anche Perseo ha affrontato e vinto la Medusa senza guardarla direttamente negli occhi ma attraverso il riflesso del suo scudo prodigioso, un regalo divino. Allo stesso modo ora i mostri, e le mostre, prima si inquadrano con lo smartphone, poi forse li si guarda con e negli occhi. Eppure le nostre condotte non sono sempre specchiatissime e illibate e rimangono possibili prede di microfoni e webcam accesi e accessibili come buchi della serratura. Un episodio di telecamera con vista ha visto di recente protagonista involontario il professore di un ateneo del centro Italia. Dal Dad al dadaismo il passo è stato breve e nello spazio della lezione on line ha fatto irruzione la realtà; l’uomo, in casa, collegato con i suoi studenti, ha ceduto a una visita inaspettata e all’amore dimenticandosi di essere ancor visibile agli alunni impegnati nello studio di materiale audiovisivo.
L’IMBARAZZO è stato di quelli enormi anche solo a pensarci , che fanno ridacchiare di sollievo per non essere i malcapitati. Ma imbarazzanti sono stati anche i commenti della stampa, le interviste, le ammende, le giustificazioni. Fellatio non petita accusatio manifesta. Le precisazioni sulla durata dell’atto, sulla stabiltà dell’affetto, la mancanza protratta, il bisogno di prossimità. Che farsene di tante maschie e inutili spiegazioni idrauliche?
Si dovrebbe evitare e basta, sei in orario di lavoro e per quello non si fa , come non si puliscono i lampadari (che se vogliamo è più perverso), non si mette su il pranzo nè le dita nel naso. La gamma degli atti osceni in luogo pubblico e vasta. E solo Warhol è riuscito a fare un corto d’autore su blow job, nel ’64, lo ha intitolato così, filmando solo il volto del beneficiario del sesso orale e rallentando di un terzo, 16 fotogrammi al secondo da 24, la proiezione. Ai comuni mortali spettano al massimo 15 minuti di celebrità, neanche pochi vista la circostanza, ma il costo al minuto è davvero troppo salato.
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