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Dalla cultura popolare all’arte di avanguardia

Dalla cultura popolare all’arte di avanguardiaScuola Tsugaru

Giappone «Kokeshi. Il Tohoku fra tradizione e design», a cura di Virginia Sica, Rossella Menegazzo, Carmen Covito, per Scolpendi: un libro che racconta la lunga e cariegata storia delle bambole di legno

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 27 marzo 2021

Una terra di leggende, di donne di neve e folletti di fiumi, attraversata da disastri ambientali e da continue rinascite. Ècosì che si presenta il Tohoku e forse ha resistito alle pressioni della storia e della natura anche grazie all’energia dei suoi souvenir-portafortuna, nati all’ombra boschiva delle sorgenti termali, lì dove si moltiplicavano gli onsen, fluivano acque terapeutiche e circolavano turisti e clienti.

I kokeshi – quelle bambole scolpite nel legno dal corpo affusolato senza forme sinuose, alcune riccamente colorate con motivi tipici della scuola artigianale a cui appartengono, altre meno decorate (queste ultime potrebbero essere le discendenti dei kinakina, semplici oggetti usati come biberon per i bambini) – riprendono vita ed energia, esponendo la loro prismatica biografia in un libro uscito per l’editore Scalpendi. Kokeshi, a cura di Virginia Sica, Rossella Menegazzo, Carmen Covito (con saggi anche di Maria Teresa Orsi e Andrea Maurizi, pp.128, euro 20) narra storie di prodigi, di riti d’acqua, di una quotidianità intrisa di grande perizia nelle disseminate botteghe degli artigiani.

La tradizione delle bambole affonda le sue radici agli inizi del XIX secolo, prima della fine del periodo Tokugawa. Forse giocattoli al loro apparire, subito cambiarono pelle per assumere nuovi significati, che magicamente accompagnavano infanzia, adolescenza e vita adulta scandendone tappe di «formazione» e desideri. Una delle scuole più celebri di produzione si trova ancora oggi nella prefettura di Miyagi: si caratterizzano per decorazioni floreali molto vistose, come crisantemi e garofani selvatici.
Nonostante questi manufatti appartenessero alla cultura popolare e al folklore (un kokeshi gonfiabile ha rappresentato il Giappone in vista delle Olimpiadi), somigliando moltissimo ai nipopo, piccoli bimbi di legno dell’Hokkaido (come nota Menegazzo nel suo testo), presto vennero assunti nell’olimpo dell’arte. Prima di loro nelle xilografie di Kuniyoshi già si presentarono i Daruma, le bambole tondeggianti che guardano – e riportano nel loro aspetto – ai principi del Buddha.
Nel Novecento, quei «corpi» accolsero i segni del paesaggio ukiyoe, l’impermanenza dei fiori di ciliegio ma anche le atmosfere del Monte Fuji, poi le linee geometriche del design contemporaneo fino alla serie di kokeshi dedicati ai maestri della pittura d’avanguadia. Senza dimenticare le reminiscenze di Miyazaki nelle sue animazioni.

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