Dal tramonto all’alba, che ritmo per The Weeknd
Note sparse «Dawn Fm», il ritorno discografico della popstar è un sentito omaggio alla scena black
Note sparse «Dawn Fm», il ritorno discografico della popstar è un sentito omaggio alla scena black
Probabilmente è il primo grande album del 2022. Lo sarà per i numeri, visto che il precedente album di The Weeknd, After Hours del 2020, risultò l’album più ascoltato, registrando 1,6 miliardi di stream su Spotify. Questo, per molti versi, è più gustoso, più ragionato, più composto. Dawn FM è un concept album a tutti gli effetti, che descrive, come fosse una stazione radio di notte, una trasmissione tematica, lo svolgersi della vita, prima e dopo la morte durante un unico viaggio. Attraversando tutta la vita. Un’espediente narrativo, quello della stazione radiofonica, che certamente è frutto del produttore esecutivo del disco, il dj Oneothrix Point Never, che in precedenza ha già utilizzato questo stratagemma. Niente di spaventoso, anche perché la voce narrante di tutto questo è niente meno che di Jim Carrey. Niente di macabro, anche perché la cosa più sconvolgeNte è forse l’immagine di copertina che ritrae Abel Makkonen Tesfaye invecchiato di quarant’anni.
POCO PRIMA di questo nuovo lavoro ha contribuito non poco al nuovo singolo della cantante inglese FKA Twins nella sua Tears In The Club. Che il riferimento del suo disco vada ai duri anni della pandemia è anche troppo scontato per uno come lui che è sempre inquieto, attivo, va di corsa. Nella musica come nella vita. Di lui si raccontano le numerose e bellissime compagne: c’è chi da per scontato che quando canta «My new girl, she’s a movie star» in Here We Go Again, il riferimento è ad Angelina Jolie con la quale è stato visto molte volte a cena e in situazioni piuttosto riservate.
LE SUE ABITAZIONI, le ville megagalattiche, una persino comprata da Madonna, e attici da brivido sull’Oceano. Dawn Fm è un viaggio anche nella musica: si va dal pop di matrice R’n’B del gota Michael Jackson e quello più sofisticato di Prince e si arriva dritti dritti ai Duft Punk, passando tanto da Giorgio Moroder, quanto da Quincy Jones e non a caso da lui, perché si esibisce in uno spoken word da confessionale a metà percorso e minutaggio. Arriva dritto dritto sulle note di Sacrifice, un pezzo che sembra uscito da Off The Wall di Michael Jackson, prodotto non a caso dallo stesso Jones. Nell’ultimo intervento di Carrey si possono ascoltare in sottofondo frammenti del discorso di Vincent Price in Thriller. Out Of Time fa il verso alla Motown, Take My Breath al funk più cosmico. I Heard You’re Married pare invece cucita dallo stesso sarto di Prince, che viene rievocato anche in un interludio di Jim Carrey: «Quando scende la pioggia viola, siamo tutti bagnati dalla sua grazia». È un lavoro trasversale, ricco di spunti e riferimento, che utilizza il linguaggio delle nuove generazioni e parla agli adolescenti che poco conoscono i riferimenti contenuti. Ma, contemporaneamente, omaggio la generazione degli anni Ottanta.
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