Lo stadio del Forest Green Rovers è sicuramente il più green al mondo, come ha riconosciuto anche la Fifa. Negli ultimi anni, però, alcuni stadi di grandi club, in particolare quelli costruiti nell’ultimo decennio, hanno messo in atto soluzioni sostenibili, sia per un reale risparmio energetico, che significa soprattutto minore dispendio di risorse finanziarie, sia perché i tifosi si dimostrano sempre più sensibili alle tematiche ambientali. Sport Positive Summit, l’organismo che raccoglie il mondo dell’industria per gli impianti sportivi sostenibili, in collaborazione con Global Climate Action e il Cio, il comitato internazionale olimpico, ha situato in cima alla classifica, in attesa che lo stadio del Forest Green entri in funzione, altri stadi soprattutto della Premier Legue, il campionato di calcio inglese.

L’EMIRATES STADIUM, costruito tra il 2004 e il 2006, è lo stadio dove gioca l’Arsenal e il New Hotspur Stadium, che ospita le partite casalinghe del Totthenam sono in cima alla classifica. I due stadi inglesi rispondono meglio di altri ai criteri fissati da Sport Positive Summit, che riguardano il risparmio dell’acqua, le emissioni di CO2, l’utilizzo di energie rinnovabili e infine la raccolta della plastica lasciata dai tifosi dentro e nei dintorni dello stadio.

IL NEW HOTSPUR STADIUM, dove gioca la squadra londinese del Tottenham, allenata fino a pochce settimane fa dall’italiano Antonio Conte, è stato costruito nel 2019, perciò all’avanguardia per quanto riguarda l’impatto ambientale. Infatti, grazie ai pannelli solari il Tottenham utilizza il 100% di energie rinnovabili. Un sistema di raccolta dell’acqua piovana consente, dopo un processo di purificazione, di utilizzarla per l’intero sistema idrico dello stadio, che va dalle docce ai servizi igienici fino all’ innaffiatura del manto erboso che copre il campo di gioco. Inoltre, sono stati utilizzati materiali fono-assorbenti che attutiscono l’impatto acustico all’interno e all’esterno dello stadio.

NELLA CLASSIFICA UN POSTO d’onore per la politica impiantistica green, spetta allo stadio di Kaohsiung, che ospita le partite della nazionale di Taiwan. Costruito dall’architetto Toio Ito, premio Pulitzer per l’architettura, in occasione dei IX Games promossi dal Cio nel 2009, la copertura è dotata di oltre 8.800 pannelli solari in grado di rendere sul piano energetico totalmente autonomo e a impatto zero lo stadio. Nella classifica che tiene conto dei criteri fissati dallo Sport Positive Summit, incidono anche i quattro ettari di parco che contornano lo stadio.

NEGLI STATI UNITI, AD ATLANTA, lo stadio sponsorizzato dalla Mercedes ospita sia le partite della squadra di calcio che quelle di football americano. L’impianto idrico ricicla circa il 50% dei liquidi utilizzati, inoltre, quattromila pannelli solari posti al di sopra della copertura dello stadio permettono alle due società sportive di risparmiare il 30% delle energie consumate. I tifosi dispongono di un sistema di bike-sharing elettrico a partire da due ore prima dell’inizio delle partite, resta operativo fino a un’ora dopo il termine del match.

IN FRANCIA, LO STADIO DI NIZZA è stato considerato il primo ecocompatibile costruito in Europa, vanta un sistema di alimentazione energetica di tipo eolico, grazie al forte vento che soffia sulla riviera. La copertura dello stadio a base di pannelli fotovoltaici, completano l’autonomia energetica dell’impianto sportivo nizzardo. Un impianto geotermico consente di aumentare la temperatura interna nelle giornate più fredde.

IN CASA NOSTRA LA GRAN PARTE degli stadi mantengono il vecchio modello, alcuni hanno usufruito dei finanziamenti pubblici in occasione dei mondiali di Italia ‘90. Anche i pochi nuovi, costruiti nell’ultimo ventennio, come l’Arena di Udine o lo Juventus Stadium, riguardo alle politiche di impatto ambientali non reggono il confronto con gli altri stadi europei, soprattutto inglesi. Sui siti dei club si trovano tante belle parole, espressione solo di buone intenzioni, come attenzione all’ambiente, sostenibilità, al massimo ci sono riferimenti al materiale riciclato dopo la demolizione. In casa nostra, da nord a sud vi è un gran parlare di stadi di proprietà, sembra che non si possa più giocare a calcio senza averne uno, ma le parole che prevalgono nel linguaggio dei dirigenti delle società di calcio riguardano i ristoranti, i negozi che sorgeranno sotto lo stadio, i centri di benessere, i bar, le palestre, il museo che raccoglie i trofei della società, i cinema, il merchandising, ma soprattutto i palazzi da costruire nei dintorni, cioè la speculazione edilizia e l’erosione del suolo pubblico. Non manca mai il contentino verde, cioè un parco. Il linguaggio «green» dei nuovi padroni del calcio italiano è uguale a quello degli anni ‘60 del secolo scorso: cemento e affari.