Sebbene sia di moda invadere lo spazio del romanzo con storie di ordinaria quotidianità, minuziosamente prelevate dalla biografia dell’autore per venire innalzate alla dignità di oggetto artistico, non era ancora successo che la voce narrante, più o meno dichiaratamente coincidente con chi firma l’opera, rinunciasse a imporre la propria presenza sulla scena dei fatti. L’Io di Rachel Cusk, invece, quell’Io al quale solo molto avanti nei suoi testi l’autrice consegna un nome diverso dal suo, sta acquattato dietro la pagina mentre raccoglie parola per parola il racconto, a volte logorroico, dei molti uomini e donne incrociati nei suoi spostamenti, tra...