Dal Mali, la chitarra wassoulou di Fatoumata Diawara
Note sparse A metà strada tra la figura della folksinger e il ruolo di primo piano delle donne nel contesto delle musiche africane, l'artista pubblica «Fatou»
Note sparse A metà strada tra la figura della folksinger e il ruolo di primo piano delle donne nel contesto delle musiche africane, l'artista pubblica «Fatou»
Ha cominciato a suonare la chitarra incoraggiata dall’amica Rokia Traoré, rompendo – entrambe – con gli schemi tradizionali che consideravano sconveniente imbracciarla per una ragazza. Fatoumata Diawara è arrivata alla ribalta con l’acclamato debutto, Fatou, con cui ha (ri)definito la sua posizione, a metà tra la figura di cantautrice e quella di folk singer, e il ruolo di primo piano delle donne nel contesto delle musiche africane. Ora esce Fenfo, «Qualcosa da dire», in lingua bambara. Lo stile che campeggia nell’artwork della cover e il concept del videoclip, Nterini, ci introducono agli umori e all’estetica «globale» del disco, che a partire dal bacino d’influenza del wassoulou sound intende ampliarne ed enfatizzarne gli aspetti etici ed estetici, accostando ai strumenti etnici a batterie, violoncello e chitarre. Nterini vale l’intera atmosfera del disco, modellata su una storia individuale, racconta la vicenda collettiva dell’emigrazione intrecciandosi con quella di un’intera e vasta comunità di essere umani.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento