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Dal Gambia una buona notizia e una cattiva

Dal Gambia una buona notizia e una cattivaAl Hadji Yahya Jammeh, presidente del Gambia

Islam di stato Dopo la legge che punisce le mutilazioni genitali femminili per le donne arriva l'obbligo di indossare il velo negli uffici pubblici

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 7 gennaio 2016

Una buona e una cattiva notizia per le donne del Gambia, minuscola énclave anglofona “circondata” dal Senegal, una strisciolina di Africa occidentale a maggioranza musulmana su cui regna da oltre vent’anni Yahya Jammeh, al potere dal golpe che depose Dawda Jawara nel 1994 (un regime il suo dal quale fuggono in tanti: secondo Frontex, malgrado l’esigua popolazione il Gambia è tra i primi sei paesi di provenienza dei migranti che cercano di entrare in Europa).

Quella buona è che il parlamento nei giorni scorsi ha approvato a larga maggioranza una legge che punisce la pratica delle mutilazioni genitali femminili con il carcere fino a tre anni. I dati dell’Unicef indicano il Gambia tra i dieci paesi (tutti africani) in cui l’escissione è maggiormente praticata, calcolando che il problema riguardi circa tre quarti della popolazione femminile. La notizia cattiva riguarda invece tutte le donne gambiane e in particolare le impiegate dell’amministrazione pubblica, che saranno d’ora in poi obbligate a indossare il velo sul posto di lavoro. O meglio: «Il personale femminile non è più autorizzato a mostrare i capelli durante l’orario di lavoro», si legge nel fonogramma che è stato inviato a ministeri, dipartimenti dello stato e agenzie governative lo scorso 4 gennaio.

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