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Sbianchettato il no al Tav. Il movimento alla finestra

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Valdisusa Paolo Prieri: "Non sarà una riga su un pezzo di carta a cambiare la nostra trentennale battaglia e poi anche applicando l’accordo la Torino Lione non si farà"

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 18 maggio 2018

«Con riguardo alla linea ad alta velocità Torino-Lione, nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia Torino-Lione, ci impegniamo a sospendere i lavori esecutivi e ridiscuterne integralmente il progetto»: questa era la formula provvisoria del “contratto” di governo tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Formula che accendeva speranze e malumori nel movimento NoTav a causa del verbo «sospendere», vagamente ambiguo perché già sentito in anni remoti da altri governi.

Ma dopo l’incontro chiarificatore di ieri la formula definitiva relativa alla tratta Torino-Lione usciva amputata proprio di quel verbo, e si trasformava in: «Con riguardo alla linea ad alta velocità Torino-Lione, ci impegniamo ridiscuterne integralmente il progetto nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia». Il dietrofront pare essere solo apparente: perché, se è vero che i lavori, per altro fermi da mesi, nel piccolo cunicolo geognostico di Chiomonte – del tunnel di base al momento non è stato scavato un metro – non sono sospesi, certo è che sul lato francese il governo di Emmanuel Macron da tempo ha nel mirino proprio il mega tunnel, per buona parte pagato dall’Italia.

In fase di ridiscussione, l’avversione del presidente Macron per un progetto a cui ha già amputato la tratta a cielo aperto nonché rinviato al 2038 la realizzazione delle linee di accesso al tunnel di base tra Lione e Saint-Jean-de-Maurienne, potrebbe essere il grimaldello che porta alla cassazione definitiva della grande opera per eccellenza.

Il movimento NoTav, nel giorno successivo alla nascita di un governo senza nulla di speciale – nonostante le percentuali stratosferiche raggiunte il Val di Susa dal M5S, tra il 40% e il 60%, è confermata la formula «non esistono governi amici» – osserva prudente l’evolversi del quadro politico che lo vede coinvolto forse come mai prima d’ora.

Presso la sede dell’associazione Pro Natura, ieri mattina, quattro componenti storici del movimento NoTav hanno tenuto una conferenza stampa per presentare la marcia popolare di sabato prossimo che si terrà da Rosta ad Avigliana, parte bassa della Val Susa che potrebbe essere interessata da pesanti cantieri. Paolo Prieri del Presidio Europa No Tav, Lele Rizzo di Askatasuna, Sandro Plano sindaco di Susa e presidente dell’Unione Comuni della Valle di Susa, Angelo Tartaglia professore emerito del Politecnico di Torino, si sono presto trovati a commentare il punto del contratto di governo riguardo alla Torino – Lione. Paolo Prieri: «Non sarà una riga su un pezzo di carta a cambiare la nostra trentennale battaglia. Vogliamo però ricordare che i trattati con la Francia del 2001, 2012 e 2015 e con la Ue del 2015 non prevedono una data di avvio e di completamento delle opere geognostiche e/o definitive della tratta transfrontaliera. Non prevedono nemmeno alcuna penalità in caso di sospensione e/o risoluzione degli accordi». Lele Rizzo: «Sicuramente non ci potrà essere alcuno scambio tra il Tav e qualsiasi altro punto programmatico. Detto questo, l’applicazione dell’accordo di Torino del 2001 tra Italia e Francia prevede all’articolo 1 l’inaugurazione del tunnel di base alla saturazione della linea storica. Che oggi viene utilizzata al 15%. Direi che se si applica quell’accordo alla lettera per il Tav non c’è scampo».

Il movimento NoTav reagisce senza entusiasmo, le delusioni dei tempi passati bruciano ancora, ma nemmeno con un aprioristico pregiudizio. In attesa che i buoni propositi scritti su un pezzo di carta, sabato pomeriggio marcerà, per la 26°volta, per sei chilometri per dimostrare che, al di là dei governi che vanno e vengono, la resistenza alle grandi opere rimane.

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