Politica

Dal Comitato di Bioetica 6 indicazioni al Parlamento sul fine vita

Dal Comitato di Bioetica 6 indicazioni al Parlamento sul fine vitaMarco Cappato durante il processo a Milano per aver aiutato Dj Fabo a morire in Svizzera

Eutanasia La relazione approvata a maggioranza e non all'unanimità ma le raccomandazioni sono comuni, con il criterio di fondo di non discriminare arbitrariamente i malati

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 31 luglio 2019

Cosa è il suicidio assistito (è il soggetto, anche se aiutato da altri, a porre fine alla propria vita), vietato dalla nostra legislazione, e come si distingue dall’eutanasia attiva (sostanza letale inoculata da terzi) e da quella passiva (il rifiuto di trattamenti salvavita come il distacco dal respiratore come fu per Eluana Englaro): su questi sottili distinguo, con un pressante invito al Parlamento a legiferare in materia, si è espresso ieri il Comitato nazionale di Bioetica.

La relazione dall’organismo scientifico ed etico super partes arriva a 13 anni dalla lettera di Piergiorgio Welby al Quirinale e a 6 anni dal deposito della legge di iniziativa popolare sull’eutanasia, ma soprattutto a otto mesi dal pronunciamento, aperto, della Corte costituzionale sulla vicenda giudiziaria di Marco Cappato e quindi a poco più di un anno dal ricorso all’Alta corte per sospetta illegittimità dell’articolo 580 del codice penale in base al quale lo stesso Cappato è stato giudicato a Milano per il «suicidio assistito» in Svizzera del dj Fabo, al secolo Fabiano Antoniani.Il rapporto del Comitato di bioetica è stato approvato a maggioranza, con 11 membri contrari e 13 a favore, incluso il presidente Lorenzo d’Avack. Ma anche se alla fine di un lungo dibattito basato sullo studio della giurisprudenza italiana ed estera sul tema, non si è riusciti a conciliare posizioni divergenti, il Comitato è arrivato alla formulazione di 6 raccomandazioni comuni, rivolte soprattutto al legislatore.

Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni e legale di Marco Cappato spiega che, in particolare, il parere del Cnb prevede, per accedere al suicidio medicalmente assistito tre delle 4 condizioni precisate dalla Corte Costituzionale: ovvero malattia irreversibile, sofferenza insopportabile e volontà chiaramente espressa. Mentre, aggiunge, «sul quarto criterio indicato dalla Corte, ovvero il fatto che il malato sia tenuto in vita da un presidio vitale, come peg o respiratore, il Cnb afferma che deve essere condizione aggiuntiva e non necessaria, per non creare un discrimine illegittimo tra malati». L’unico assente, conclude Gallo, «è il legislatore italiano che ha scelto di non scegliere, sottraendosi all’invito formulato dalla Corte. Tra due mesi ci troveremo nella situazione in cui saranno di nuovo i giudici a decidere su temi che riguardano la vita delle persone».
L’Associazione Coscioni per il 19 settembre organizzerà un evento-concerto per tornare a chiedere una legge sul fine vita. Il Parlamento, secondo quanto indicato dalla Consulta, dovrà colmare entro il 24 settembre il vuoto di tutele sul tema nella Costituzione.

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