DaD, DiD e scuola
Il Governo spinge sulla scuola in presenza, ma Regioni e presidi vogliono la DaD. Risultato? Il solito caos comunicativo. Siamo alle comiche: in nome dell’autonomia scolastica, pare che ogni scuola […]
Il Governo spinge sulla scuola in presenza, ma Regioni e presidi vogliono la DaD. Risultato? Il solito caos comunicativo. Siamo alle comiche: in nome dell’autonomia scolastica, pare che ogni scuola […]
Il Governo spinge sulla scuola in presenza, ma Regioni e presidi vogliono la DaD. Risultato? Il solito caos comunicativo. Siamo alle comiche: in nome dell’autonomia scolastica, pare che ogni scuola potrà fare ciò che vuole: DaD, DiD, Cip o Ciop. Vedremo cosa accadrà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. Eppure, quando io ero bambino, a scuola vennero un paio di infermieri e in due ore si vaccinò contro il vaiolo più di cento bambini. Non si può fare lo stesso? Mistero.
A ogni modo, l’altro giorno, mentre facevo una ricarica al mio smarphone, mi chiedevo, da bravo docente 2.0, quanti giga avrò regalato alla scuola italiana da quanto è arrivato il Covid. E quanti ne avremo regalati, complessivamente, noi tutti docenti italiani. Per esempio con la DaD: perché ogni docente utilizza il suo computer di casa e si paga i suoi giga. Mi chiedevo: chi lavora da casa in smart work per un’azienda, ha i giga pagati dall’azienda o li paga lui? È vero, quest’anno Draghi ha dichiarato che la scuola pubblica non si dichiarerà chiusa neppure se in Italia dovesse rimanere anche un solo uno studente che va a scuola. Nessuna DaD, sembrerebbe.
Al massimo ci si arrangerà con la DiD – Didattica Integrata, – cioè mettendo in collegamento via web il computer obsoleto delle scuole con quello dello studente in quarantena. Comunque sia, per evitare assembramenti, riunioni, programmazioni di team, interclassi, riunioni per classi parallele, collegi docenti, colloqui con i genitori, consegna delle schede di valutazione eccetera, avvengono sempre via web. E i giga sono soldi. E se a quelli dei docenti aggiungiamo quelli degli studenti, che giro d’affari è?
E i relativi dati personali – anche loro, ormai, hanno un prezzo, – che vengono regalati alle grandi multinazionali del web perché, a differenza della Germania, la nostrascuola di Stato non ha ancora una sua piattaforma? Chi lavora nella scuola ogni giorno lo sa: gli anni Covid passano, ma investimenti seri sulla scuola e sul personale non ci sono. Continuiamo ad avere le scuole più povere d’Europa e i docenti meno pagati.
Almeno in tre anni si fosse fatta questa piattaforma! Niente. Almeno il Covid poteva essere un’occasione per rilanciare la scuola pubblica? Niente. Dai banchi con le rotelle siamo passati, quest’anno, alla soppressione dei docenti-anti Covid in aiuto a quelli regolari perché in estate pensavamo che la pandemia fosse già acqua passata. E pensare che in un articolo della Costituzione c’è ancora scritto che la scuola pubblica è gratuita. Che tristezza questa scuola di Stato che fa l’elemosina. Almeno i soldi dei nostri giga potessimo donarli a chi ci pare come accade con l’8 per mille quando paghiamo le tasse.
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