Tra i suoi principali riferimenti ci sono i maestri jazz della tastiera come McCoy Tyner e Bheki Mseleku. Ma anche Randy Weston, Don Pullen e naturalmente Abdullah Ibrahim. Bheki Mseleku è morto in esilio essendo sfuggito all’apartheid, ma era nato a Durban, nella provincia di KwaZulu-Natal da dove proviene anche Nduduzo Makhathini, pianista e compositore imbevuto della tradizione Zulu e di un’educazione alla chiesa sionista. Per capire le sue composizioni bisogna partire da queste semplici premesse. Modes Of Communication:Letters From Underworlds, è il suo nono disco, che segna il debutto con la storica etichetta Blue Note. Un album dove il pianista dimostra la sua predilezione per il connubio tra i parametri jazzistici (il jazz modale) e le sue radici sudafricane. In un’interessante intervista su All about jazz ha dichiarato che quando suona, gli capita di pensare ai racconti degli anziani sulla mbira: la mano destra rappresenta la scoperta (improvvisazione), in connessione con le radici, mentre la mano sinistra la composizione come definizione delle idee. Questo è un retaggio palpabile, in effetti, nel pianismo di Makhathini, così come la sua idea che il jazz abbia compiuto più volte il viaggio da una sponda all’altra dell’Atlantico Nero.
Da una sponda all’altra: il viaggio di un pianista
Note sparse. Nuovo album per Nduduzo Makhathini dal titolo "Modes Of Communication:Letters From Underworlds"
Note sparse. Nuovo album per Nduduzo Makhathini dal titolo "Modes Of Communication:Letters From Underworlds"
Pubblicato 4 anni faEdizione del 10 giugno 2020
Pubblicato 4 anni faEdizione del 10 giugno 2020