Da Rousseau al Campidoglio. Lo scontro 5S arriva a Roma
Verso gli Stati generali La sindaca Raggi schiera Di Battista: ieri assemblea sul programma con l’ex deputato. Autonomi da Casaleggio: circa 40 eletti chiedono un passo prima del "congresso"
Verso gli Stati generali La sindaca Raggi schiera Di Battista: ieri assemblea sul programma con l’ex deputato. Autonomi da Casaleggio: circa 40 eletti chiedono un passo prima del "congresso"
Come era inevitabile, lo scontro interno al M5S si sposta sul campo minato della lunga rincorsa alle elezioni romane della prossima primavera. La capitale è troppo importante per non muovere corde profonde. E se la discesa in campo di Virginia Raggi per un secondo mandato da sindaca tocca gli equilibri della maggioranza e la strategia dell’alleanza alle amministrative tra 5 Stelle e Pd che lo stesso Luigi Di Maio ha praticamente formalizzato dopo le vittorie a Pomigliano e Matera, le linee di frattura nel M5S non si propongono in maniera identica sulla scena romana.
FATTO STA CHE È PROPRIO da Roma, incontrando alcuni attivisti, che Alessandro Di Battista ha deciso di esplicitare il suo punto di vista sulla guerra che attraversa il M5S. «Oggi è in atto una legittima diatriba interna tra chi vorrebbe proseguire a tempo indeterminato una propria carriera politica e chi invece combatte la politica professionista: per questo io vengo detestato da alcune persone nel Movimento 5 Stelle, neanche per il tema delle alleanze, ma perché sapete che sarei un baluardo a questa modifica», scandisce Di Battista. Praticamente nelle stesse ore l’europarlamentare Ignazio Corrao, schierato dalla stessa parte dell’ex deputato in vista degli Stati generali, lancia via Twitter la sua proposta. Ancora una volta con Roma come posta in palio e sotto forma di ultimatum «non negoziabile» agli alleati di governo che suona più come messaggio ai vertici grillini: «Se si crede davvero nel M5S e nelle battaglie di legalità portate avanti nella Roma saccheggiata per decenni da centrodestra e centrosinistra, basta dire che se il Pd non sostiene Raggi mette a rischio governo e legislatura, e lavora per favorire la destra e le tenebre», scrive Corrao.
RAGGI SA CHE DEVE continuare a muoversi per mettere i suoi di fronte a fatti compiuti ma per ora ha anche bisogno di smarcarsi dalle diatribe e mantenere un profilo autonomo. Ieri sera, dopo anni di chiusura delle trasmissioni dall’amministrazione romana verso la base, ha invitato anche Alessandro Di Battista e Paola Taverna a partecipare a un’assemblea in video conferenza «aperta agli attivisti». L’iniziativa è stata accolta con freddezza dagli elementi critici della sua maggioranza in assemblea capitolina, a partire dai cinque consiglieri che hanno dissentito pubblicamente dalla sua candidatura e che hanno indetto per sabato 17 una loro iniziativa. «Non dobbiamo chiuderci all’interno del proprio ambito politico, bensì mettere al centro del dibattito pubblico l’idea di un programma partecipato, costruito partendo dal lavoro svolto finora, aprendo al confronto con tutti coloro che la città la vivono quotidianamente e la conoscono», scrivono. Tra di essi c’è Enrico Stefano, alla seconda esperienza in consiglio comunale. «Per Roma serve metodo e un piano vero prima dei nomi o delle possibili coalizioni», dice a chi gli chiede se è favorevole ad un’alleanza col Pd.
SULLO SFONDO, PROSEGUE la partita tra Davide Casaleggio e la gran parte dei parlamentari. Ieri Enrica Sabatini, uno dei tre soci dell’Associazione Rousseau, ha annunciato il rilascio di «Rousseau», app open source della piattaforma grillina. L’iniziativa pare pensata per dare una riverniciata di orizzontalità dopo le ultime tensioni, ma risale a tempo prima. Cioè almeno a quando, da San Francisco, il programmatore Emanuel Mazzilli, poi candidato per il M5S nella circoscrizione esteri ma non eletto, propose a Casaleggio di adottare una versione più moderna del software grillino che faceva acqua da tutte le parti. Sul fronte interno opposto, sempre ieri, ha mosso un ulteriore passo la componente di deputati e senatori che chiede di trasformare Rousseau in «fornitore di servizi puro» e di «perfezionare l’autonomia finanziaria del M5S». Una quarantina di parlamentari chiede che questo cambio di governance avvenga entro e non oltre la data di indizione di qualsiasi assemblea degli iscritti o di votazioni sulla piattaforma. «In vista degli Stati generali serve un contratto di servizi chiaro e trasparente tra Rousseau e il M5S», afferma Giuseppe Brescia, presidente della commissione affari costituzionali della camera.
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