ExtraTerrestre

Da nord a sud, la lungimiranza dell’unione no-profit

Il fatto della settimana Anche in Europa esistono esempi di cooperative che auto-producono rinnovabili

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 7 gennaio 2021

Non per profitto, ma per benefici ambientali, economici e sociali. Questo lo scopo prioritario delle comunità energetiche, secondo il dettato delle direttive europee, che si rifanno certamente ad iniziative esistenti, anche in Italia, alcune attive già agli inizi del Novecento sulle Alpi.

Come l’azienda energetica Funes società cooperativa (energie-villnoes.it) creata nel 1921 da tre contadini e un fabbro per garantire la fornitura elettrica in Val di Funes (Alto Adige) anche alle frazioni più decentrate, grazie a un titolo di credito ecclesiastico al 4,5% di interesse. Oggi i soci della cooperativa possono contare su 3 centrali idroelettriche, un impianto fotovoltaico e 2 centrali di teleriscaldamento a biomassa che forniscono energia 100% rinnovabile a prezzi competitivi. Se c’è surplus viene reimmesso nella rete e il ricavato viene reinvestito negli impianti oppure diventa un ulteriore sconto in bolletta. Dieci anni fa la cooperativa ha realizzato anche la rete a fibra ottica.

Simile l’esperienza di un gruppo di giovani di Prato allo Stelvio, sempre in provincia di Bolzano, che nel 1923 ha creato una piccola centrale idroelettrica coinvolgendo 40 famiglie del paese. A distanza di quasi cento anni, la cooperativa Ewerk Prad (e-werk-prad.it) conta 1.350 soci e fornisce energia elettrica e acqua calda a famiglie e imprese del paese grazie a 4 centrali idroelettriche, un impianto fotovoltaico e due centrali a biomassa e biogas. Stessa storia della cooperativa elettrica di Ginod (in Val d’Aosta) o di quella di Morbegno (Sondrio), attiva sin dal 1897.

Dalle Alpi al Salento: a Melpignano, comune di 2500 abitanti comuni della Grecìa salentina, c’è una comunità energetica ante-litteram, che ha scelto la forma giuridica della cooperativa di comunità, che ha per scopo «lo sviluppo della qualità di vita delle comunità». L’obiettivo che si sono dati a Melpignano è stato di realizzare una rete diffusa di impianti fotovoltaici su tetti di privati, aziende ed edifici pubblici, grazie ad uno studio di fattibilità redatto dal Comune insieme con l’Università del Salento e la Legacoop che ha permesso di installare fino ad ora 33 impianti per un totale di 179,67 kW che danno lavoro a due manutentori.
Anche in Europa esistono esempi virtuosi e consolidati di comunità energetiche. Come quello del villaggio di Jühnde nella Bassa Sassonia, 750 abitanti che, stimolati dell’università di Göttingen, hanno costituito una cooperativa che ha realizzato nel 2005 due impianti a rinnovabili (biomassa e cippato in gran parte locali) che producono il 70% del riscaldamento del paese e il doppio dell’elettricità necessaria ai fabbisogni locali. Il costo degli impianti (5,2 milioni di euro), che sono di proprietà della cooperativa, è stato finanziato in minima parte con le quote investite dai cittadini (0,5 milioni), il resto è venuto da un prestito bancario e da un finanziamento a fondo perduto (rispettivamente 3,4 e 1,3 milioni). Oggi, il 75% degli abitanti del villaggio sono soci della cooperativa (enercommunities.eu/course/bioenergy-village-juhnde/).

Modelli che possono essere replicati ovunque – con innumerevoli varianti a secondo del contesto – tanto che l’hanno fatto persino a New York: la Brooklyn Microgrid (Bmg) è stata creata nel 2016 come benefit corporation dalla compagnia energetica LO3 Energy per permettere ai cittadini di Brooklyn di produrre e vendere l’energia generata localmente dai pannelli fotovoltaici.
Grazie ad una App, i partecipanti possono scegliere se acquistare l’energia solare locale o l’energia di rete, grazie all’utilizzo di contatori intelligenti che modulano l’offerta sulla base della produzione e dei consumi.

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