Internazionale

Da Merida, la guerra del gelato

Da Merida, la guerra del gelatoMerida, la gelateria Coromoto

Venezuela Polemica chiusura di uno storico esercizio per mancanza di latte

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 31 dicembre 2014

Una notizia… gustosa per i grandi media internazionali: la più famosa gelateria del Venezuela temporaneamente chiusa per mancanza di latte. «Gentili turisti e clienti ci dispiace non potervi ricevere per mancanza di latte», hanno scritto i proprietari della gelateria Coromoto. D’immediato, la foto del cartello, appeso dietro le sbarre dell’esercizio chiuso, ha fatto il giro del mondo. E la parola escasez (scarsità) è tornata a evocare il «fallimento del socialismo bolivariano»: in Venezuela manca tutto, si è tornato a ripetere. Ieri la carta igienica, oggi il gelato. L’insegna Coromoto esiste dal 1981. Allora, un immigrato portoghese ha avuto l’idea di intestare il proprio esercizio nella città di Merida alla santa patrona del Venezuela (Nostra Signora di Coromoto). E ha inventato una tale varietà di gusti esotici (863) da far entrare la gelateria nel Guinness dei Primati e se stesso in quello dei grandi portafogli locali. Durante le feste di Natale – ha spiegato una dipendente – c’era così tanta richiesta che il latte non bastava. I proprietari hanno perciò preferito chiudere piuttosto che abbassare la qualità del prodotto.

Il governo ha smentito, adducendo che, in città, altre rinomate gelaterie come l’italiana Vivaldi continuano a funzionare. E un professore universitario, Pedro Rivas, ordinario all’Università delle Ande, si è sentito in dovere di scrivere una lettera alla stampa, fornendo a sua volta una versione dei fatti: il proprietario della gelateria – ha detto – ogni Natale rientra a far le vacanze nel suo paese, il cartello lo ha scritto per motivi politici, ed entra così nel Guinness «per la sua 864ma bugia».

Il problema della scarsità di prodotti è materia costante di scontro politico, in Venezuela: per l’opposizione, la cattiva gestione del governo Maduro sta portando il paese al disastro e il socialismo bolivariano deve nuovamente cedere il passo alle più sapienti ricette del Fondo monetario internazionale. Il chavismo accusa invece la guerra economica intentata dai poteri forti, che ha uno dei suoi architravi nel contrabbando di prodotti al mercato nero. Un business miliardario che prende diverse forme: dalle imprese che intascano dollari a prezzi agevolati per importare prodotti mai consegnati ai supermercati, alla razzia di merci a basso costo nelle catene alimentari del governo vendute poi al mercato nero, interno e alla frontiera con la Colombia. Il governo venezuelano avrà senz’altro disfunzioni e corruzioni, ma basterebbe leggere la cronaca o le statistiche per rendersi conto dell’entità del fenomeno: quasi quotidianamente, la polizia sequestra tonnellate di alimenti destinati al mercato parallelo. Il 2 dicembre, diversi responsabili dell’impresa Distrilago C.a. sono stati arrestati per essersi accaparrati 6 tonnellate di latte in polvere importate dall’Uruguay in agosto e mai consegnate.

Dalla «guerra del gelato» a quella del petrolio. Il prezzo del barile, in caduta libera, è già arrivato a 48 dollari e sta mettendo fortemente in crisi l’economia del paese. Una «guerra pianificata da tempo per distruggere la Russia e per cercare di distruggere il Venezuela e tentare di ricolonizzarlo», ha detto il presidente Nicolas Maduro adducendo a comprova l’ultimo discorso di Barack Obama. Il suo omologo nordamericano ha recentemente ratificato le sanzioni votate dal Congresso contro «i funzionari venezuelani colpevoli di violazioni ai diritti umani contro l’opposizione». Il Venezuela chavista ha risposto con una grande manifestazione di massa: «Vogliono dichiararci in default, ma sono le destre mondiali in default», ha detto Maduro preannunciando che nel discorso di fine anno presenterà alcune modifiche nelle politiche valutarie.
Intanto, Maduro ha indetto per il 4 gennaio una riunione con governatori e sindaci a palazzo Miraflores. E nuovamente si è aperto il dibattito all’interno dell’opposizione tra chi è disposto a dialogare e chi rifiuta di andare. Tra i primi c’è l’ex avversario di Chavez e poi di Maduro alla presidenza, il governatore dello stato Miranda, Henrique Capriles. Il 2015 sarà anno di elezioni parlamentari, l’opposizione spera di battere il chavismo e poi di indire per l’anno successivo un referendum di revoca a Maduro. Il tasso di litigiosità all’interno della Mesa de la unidad democratica (Mud) è però sempre molto elevato e le correnti oltranziste premono per un ritorno violento alla contestazione di piazza. Il Venezuela sta aspettando dalla Colombia l’estradizione di Leiver Padilla, accusato di aver fatto parte del commando che ha ucciso il giovane deputato chavista Robert Serra, che indagava su un gruppo di nazisti, attivi nelle proteste violente del febbraio scorso. E ieri la ex responsabile della Defensoria del Pueblo, Gabriela Ramirez, ha denunciato di essere stata insultata, aggredita e colpita con un vaso mentre si trovava in un ristorante con la famiglia.

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