Italia

Da Matera a Macy’s, divani per tutte le tasche

La storia del Gruppo Offrire alla gente ciò che vuole, a un prezzo accessibile: è la lezione di marketing a tutto il mondo di un artigiano meridionale

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 14 giugno 2013

La storia del gruppo Natuzzi inizia nel 1959 quando Pasquale, attuale presidente e ad del gruppo, a 19 anni apre un laboratorio artigianale a Taranto dove con tre collaboratori inizia a realizzare divani e poltrone. Tre anni dopo, nel ‘62, si trasferisce a Matera dove apre un’attività commerciale per poi, nel ’67, avviare la produzione a livello industriale. Nel ‘72 fonda la Natuzzi Salotti Srl. Un anno più tardi, un incendio distrugge lo stabilimento di Matera con la produzione che viene trasferita a Santeramo (Bari), dove ancora oggi ha sede il quartier generale del gruppo. E’ proprio in quegli anni che il gruppo si espande, avviando contatti con clienti del Medio Oriente: Arabia Saudita, Israele, Giordania. Già nel ‘76, l’azienda esporta in quei paesi il 60% del suo fatturato. Ma è negli anni ’80 che il gruppo raggiunge il punto di massimo splendore: durante un viaggio negli Usa, Natuzzi stringe un’alleanza con i grandi magazzini Macy’s. E poco dopo, per la prima volta nella storia dell’arredamento americano, un divano in pelle viene venduto al pubblico ad un prezzo di $999, un terzo in meno del prezzo medio di allora. Una vera e propria rivoluzione che lo scrittore americano Joe Carroll (autore de “La casa perfetta”) così descriverà: «Prima la pelle era percepita come un prodotto d’élite, costoso, che ci intimidiva. Un articolo di lusso destinato ai ricchi. Negli anni ‘80 è successo che Pasquale Natuzzi, un artigiano di un piccolo paese del sud Italia, ha offerto al pubblico un divano in pelle alla portata tutti. Questo italiano con tanto talento ha dato una grande lezione di marketing agli americani: offrire ciò che la gente vuole, ad un prezzo accessibile. E gli esperti di marketing avremmo dovuto essere noi!».
Altre chiavi del successo furono, assieme al rapporto qualità/prezzo, un design originale, un’ampia gamma di personalizzazioni ed un sistema industriale integrato verticalmente. Nel 1985 viene fondata la Natuzzi Upholstery Inc., con sede a New York, che curerà la distribuzione e la vendita in Nord America. Nel maggio’93 arriva la quotazione a Wall Street. Nel 1998 viene inaugurato a High Point (North Carolina) un edificio progettato dall’architetto Mario Bellini, che ospita gli uffici della Natuzzi Americas ed uno showroom di 8000 m². Ma è l’Italia il fulcro dell’attività del gruppo: negli anni ‘90 si apre a Taranto il primo negozio della catena in franchising Divani & Divani by Natuzzi. Oggi i negozi monomarca sono 309 tra Italia, Grecia, Spagna, Portogallo, Francia, Svizzera, Cina, Australia, con l’aggiunta di 373 Gallerie Natuzzi, soprattutto negli Stati Uniti e nel Nord Europa. Un impero che oggi consente al gruppo di esportare l’88% della produzione in 123 mercati e di detenere le maggiori quote di mercato in Europa con il 50% e in America con il 36%. L’assistenza ai clienti e tutta la rete vendita è gestita dalla sede centrale di Santeramo, dove un team di 120 professionisti è interamente dedicato alla qualità progettuale, allo studio delle tendenze e alla scelta dei materiali e da uffici commerciali presenti in Usa, Cina, Belgio, Spagna, Giappone, Regno Unito, India, Brasile, Russia, Germania e Svizzera. I collaboratori del Gruppo sono 6.616.
Attualmente il gruppo possiede 11 stabilimenti integrati verticalmente, 7 in Italia (2 in provincia di Taranto e Matera, Santeramo, Napoli ed Udine) e 4 all’estero (Cina, Brasile, Romania). Il gruppo controlla il 92% delle materie prime e dei semilavorati destinati alla produzione acquistandoli direttamente dai mercati di approvvigionamento trasformandoli nella lavorazione delle pelli, delle strutture portanti in legno o metallo, delle imbottiture e dei prodotti finiti. Eppure, il distretto del mobile imbottito della Murgia, che comprende il triangolo Matera, Bari e Taranto, è in crisi da tempo. Anni addietro erano infatti ben 500 le aziende e 350 i contoterzisti che davano lavoro ad oltre 14mila lavoratori (con fatturato da 2,2 miliardi, il 55% del prodotto nazionale e l’11% di quella mondiale): oggi sono 14 le Pmi in cui trovano occupazione circa 5mila addetti, con un utilizzo della cassa integrazione ormai strutturale pari al 90%.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento