Dieci giorni fa al porto de La Spezia era transitata la nave cargo saudita Bahri Yanbu, nota per portare alla petromonarchia le armi acquistate negli Stati uniti e in Europa.

Cosa fosse salito a bordo della Bahri durante lo scalo spezino non era stato possibile accertarlo. Ora però un’altra notizia racconta quanto si sospetta da tempo: dal porto dell’hub industrial-militare ligure partono armi poco trasparenti.

A scoprirlo è stata la dogana senegalese che a fine dicembre ha sequestrato tre container a bordo della nave Eolika, battente bandiera della Guyana, e probabilmente diretti nella Repubblica Dominicana.

La Eolika era partita da La Spezia dopo due giorni di scalo (il primo e il 2 dicembre scorso), nella pancia munizioni per un valore totale di 4,6 milioni di euro. Prima di dirigersi verso le coste senegalesi, aveva fatto tappa a Las Palmas (Canarie).

A Dakar non ha attraccato, ha lanciato l’ancòra a poca distanza dal porto. A insospettire le autorità senegalesi sono stati i documenti di navigazione e di trasporto. O meglio la loro scarsa attendibilità che faceva il paio, riporta il sito Rfi, «con le incongruenze nelle dichiarazioni del comandante».

Da cui la perquisizione: la Eolika trasportava munizioni per pistole da 9,9 mm e per fucili d’assalto da 5,56 mm. Valore totale stimato in tre miliardi di franchi Cfa (delle colonie francesi d’Africa), circa 4,6 miliardi di euro. Tutto sequestrato. E i membri dell’equipaggio, tre ucraini e un greco, fermati.

Difficile capire chi sia il proprietario della Eolika. A disposizione ci sono le informazioni raccolte da siti senegalesi, che parlano di «misteriosa impresa basata in Grecia, la Fast Marine Corp». Dakaractu.com aggiunge qualche dettaglio, che però non è possibile confermare (nei siti marittimi di tracking le informazioni su proprietà e gestione sono nascoste): costruita nel 1983, la nave sarebbe passata di mano in mano, fino al 2018 quando sarebbe passata in gestione alla Shipping FZ Llc, con sede negli Emirati.

L’agosto scorso sarebbe stata acquistata dalla svizzera Intraco, la gestione affidata alla Fast Marine Corp. Secondo lo stesso sito, la Eolika sarebbe stata fermata già quattro volte negli ultimi quattro anni.

Altro tassello lo aggiungono le ong pacifiste italiane e le foto pubblicate dal The Independent. In un comunicato di Rete Italiana Pace e Disarmo, Weapon Watch e Opal, si fa riferimento al mittente, confermato dalle immagini: l’azienda Fiocchi di Lecco.

«Chiediamo all’Agenzia delle Dogane di rendere noto se le munizioni trovate siano state esportate dall’Italia sulla base della necessaria autorizzazione rilasciata dall’Autorità nazionale Uama», si legge nella nota. Domanda che viene posta sulla base di quanto scoperto da Opal: dal 2019 al 2020 non risultato autorizzazioni per l’export militare dall’Italia alla Repubblica Dominicana.

«Se l’esportazione è avvenuta su autorizzazione di Uama – ci spiega Giorgio Beretta dell’Osservatorio Opal – è necessario chiarire tipologia, quantità, valore e soprattutto il paese destinatario finale del carico di munizioni. È nota la prassi di navi che si fermano in prossimità delle coste di un paese per sbarcare illecitamente materiali su natanti locali. Non è da escludere inoltre la possibilità che il comandante ucraino della nave abbia pensato di approfittare del carico di munizioni per fare affari con qualche trafficante in Senegal».