Tarantolato, avvitato, una mina vagante. Propone rose di nomi, annuncia vertici, dorme tre ore a notte, avverte i suoi di stare pronti alle tre del mattino, gira per Roma alla ricerca spasmodica di «avvocati e docenti universitari» da mandare al Quirinale. Matteo Salvini voleva essere il king maker del nuovo capo dello Stato, passare il suo esame di maturità da leader del centrodestra e invece brucia nomi come un lanciafiamme. «Chiudiamo oggi», poi domani, «la soluzione è vicina», ma non troppo. Prima la «rosa» di nomi partorita martedì con Meloni e Tajani, Pera-Moratti-Nordio, appassita ancora prima di fiorire. Poi la...