Da Gaza confermano: Al Salfiti, uno dei killer di Vik, ucciso a Mosul
Vittorio Arrigoni Lo scorso giugno Hamas aveva dato ad al Salfiti, detenuto dal 2011, un permesso per tornare a casa durante il mese di Ramadan. Lui ne approfittò per sparire. Non si era saputo più nulla del jihadista fino a qualche giorno fa, quando su diversi siti e su twitter è stata annunciata la sua morte.
Vittorio Arrigoni Lo scorso giugno Hamas aveva dato ad al Salfiti, detenuto dal 2011, un permesso per tornare a casa durante il mese di Ramadan. Lui ne approfittò per sparire. Non si era saputo più nulla del jihadista fino a qualche giorno fa, quando su diversi siti e su twitter è stata annunciata la sua morte.
Da Gaza fonti non ufficiali ma ben informate confermano: Mahmud al Salfiti, 30 anni, uno dei rapitori e killer di Vittorio Arrigoni nel 2011 a Gaza, è stato ucciso in Iraq, forse da un drone, mentre combatteva nei ranghi di Daesh, lo Stato islamico.
Egidia Beretta e Alessandra Arrigoni, madre e sorella di Vik, si erano opposte alla sua condanna a morte (e degli altri imputati), sentenziata da un tribunale di Hamas, lui è andato a cercare la sua fine lontano da Gaza, a Mosul, concludendo un’esistenza fatta di violenze e azioni dalla parte della follia jihadista.
Lo scorso giugno le autorità di Hamas avevano dato ad al Salfiti un permesso per tornare a casa durante il mese di Ramadan. Lui ne approfittò per sparire, passando con ogni probabilità per i tunnel che collegano Gaza al Sinai o forse con un passaporto falso per il valico di Rafah. Poi non si era saputo più nulla del jihadista fino a qualche giorno fa, quando su diversi siti e su twitter è stata annunciata la sua morte.
Ieri, al Tribunale di Gerusalemme, è stato al centro dell’attenzione un altro brutale assassinio, quello dell’adolescente palestinese Mohammed Abu Khdeir compiuto da tre israeliani, due dei quali minori, nell’estate del 2001. Abu Khdeir fu arso vivo per rappresaglia dopo l’omicidio di tre ragazzi ebrei compiuto da militanti armati palestinesi. Sentenza amara per la famiglia. Sono stati giudicati subito colpevoli i due minori mentre il principale imputato, il trentunenne Yosef Ben-David, è stato (per ora) salvato dalla richiesta di una perizia psichiatrica presentata all’ultimo istante dal suo avvocato.
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