Da est a ovest, integralismi e terrore senza frontiere
Galassia jihadista In Africa non sono presenti solo Boko Haram e al Shabaab. Il collasso di alcuni stati ha consentito ai combattenti di riempire i vuoti della politica
Galassia jihadista In Africa non sono presenti solo Boko Haram e al Shabaab. Il collasso di alcuni stati ha consentito ai combattenti di riempire i vuoti della politica
Tra la fine del 2015 e i primi mesi del 2016 gli attentati in Mali al Radisson hotel di Bamako (novembre 2015), in Burkina Faso (gennaio 2016) contro il bar ristorante Il Cappuccino e lo Splendid Hotel di Ouagadougou e a Grand Bassam (marzo 2016) in Costa d’Avorio, hanno portato alla ribalta sulla stampa internazionale la jihad africana. In una prospettiva – e probabilmente non poteva essere altrimenti – transnazionale, alla luce soprattutto dei recenti attacchi di Parigi.
E una componente transfrontaliera ovviamente c’è, ma accanto a una forte componente locale come sempre nei fenomeni di terrorismo. Tanto più in Africa dove una certa regionalizzazione della jihad è evidente soprattutto a partire dal 2011 dopo il rovesciamento dei regimi di Zine el-Abidine Ben Ali in Tunisia e di Gheddafi in Libia. Dove l’indebolimento degli apparati statali ha alimentato il ritorno di molti combattenti pronti a occupare un importante vuoto politico e prodotto una sempre più crescente attività dei gruppi jihadisti in Nord Africa, Sahara e Sahel.
Così come era successo per la Somalia dove il collasso del tessuto sociale e una guerra civile scoppiata nel 1991 ha reso possibile l’ascesa degli al-Shabaab. Tanto che non è semplice fare una carrellata dei principali gruppi terroristici africani.
Nel caso degli attentati di cui sopra, a rivendicarli sono stati al-Qaeda nel Maghreb islamico (Aqim), al Mourabitoune e il Front de Libération du Macina (Flm) attivi dal Nord al Sud del Mali. Aqim ha esteso il suo raggio d’azione limitato originariamente in Algeria e conta legami con altri gruppi jihadisti nei paesi del Maghreb, tra cui la Libia e la Tunisia.
Composta da diverse brigate regionali che hanno diversi gradi di autonomia, opera soprattutto nelle province orientali vicino ai confini tunisini e libici, nelle province occidentali verso il confine con il Marocco, a sud dell’Algeria e in Mali. Il gruppo si finanzia attraverso proventi da riscatti, contrabbando di sigarette, traffico di droga e di armi, denaro estorto ai contrabbandieri in cambio di protezione.
Se l’Flm è un nuovo gruppo integralista emergente che conta adepti tra i Fulani – un’etnia di circa 20,000 membri sparsi tra l’Africa Occidentale e Centrale – al Mourabitoune si è scisso recentemente in due fazioni: una alleata di al-Qaeda, l’altra guidata da Adnan Abou Walid Al Sahraouin affiliatasi con Daesh e molto attiva nella regione del Menaka, estremo nord del Mali.
Il Somalia’s Mujahideen Youth Movement (Harakat al-Shabaab al-Mujahideen), probabilmente la principale organizzazione jihadista nel Corno d’Africa, ha guadagnato notorietà a livello globale dopo gli attacchi di settembre 2013 al Westgate Shopping Mall di Nairobi e al Garissa University College Campus in Kenia ad aprile 2015 al confine con la Somalia. Attivo soprattutto in Kenia e in Somalia, il gruppo armato ha cominciato a condurre attacchi in altri Paesi, come Djibouti, Etiopia e Uganda.
In Algeria, Libia, Mali, e Niger opera l’al-Mulathamun Battalion (Amb) conosciuto anche come Signed in Blood Battalions, responsabile dell’attacco a La Terrasse restaurant di Bamako di marzo 2015. Il Movimento per il monoteismo e la jihad in Africa occidentale (Mujao) è venuto alla ribalta nel mese di aprile 2012, quando si unì ai due gruppi tuareg, il Movimento nazionale per la liberazione dell’Azawad (Mnla) e Ansar al-Din per prendere il controllo del nord del Mali.
Nel Maggio 2013 dal Mujao si sono staccati i Figli del movimento per la giustizia nel Sahara islamica, attivo nel nord del Niger, Libia occidentale e Algeria sud-orientale. Diversi gruppi utilizzano poi la denominazione di Ansar al-Sharia a partire dal 2011. Due importanti organizzazioni con questo nome si trovano una in Libia e una in Tunisia.
Uno dei gruppi terroristici più pericolosi è Boko Haram e costituisce una minaccia tanto per la Nigeria dove mira a instaurare il califfato quanto per i paesi limitrofi quali soprattutto il Camerun, il Ciad e il Niger.
Nel Global Terrorism Index 2015 Boko Haram figura nel 2014 al primo posto tra i gruppi terroristici per numero di vittime: circa 7.500 morti. Seguito dall’Is con poco più di 6mila. I suoi militanti sono quasi tutti giovani nigeriani, la maggior parte dei quali provenienti dagli stati del Borno e dello Yobe e appartenenti al gruppo etnico dei Kanuri. Oltreché da Camerun, Niger e Ciad. In maggioranza disoccupati e analfabeti.
Attualmente il gruppo soffrirebbe divisioni interne oltre a numerose sconfitte da parte di una joint force (Mnjtf) regionale che coinvolge Nigeria, Niger, Ciad e Camerun già a partire dall’inizio del 2015.
Circa due settimane fa al-Naba, il settimanale dell’Is ha pubblicato un’intervista al nuovo leader di Boko Haram Abu Musab al-Barnawi già comandante militare del gruppo. Al-Barnawi avrebbe così sostituito Abubakar Shekau notoriamente a capo dell’organizzazione jihadista che dal 2009 ha fatto più di 15,000 vittime.
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