Cyndi Lauper, la ragazza canta il country
Musica L'icona broccolina dal vivo all'Auditorium romano con i brani del nuovo album «Detour», passando in rassegna i successi anni '8o da «She Bop» a «Girls just want have fun»
Musica L'icona broccolina dal vivo all'Auditorium romano con i brani del nuovo album «Detour», passando in rassegna i successi anni '8o da «She Bop» a «Girls just want have fun»
Dreadlock rosa, pantaloni di pelle, pizzi e trini a volontà. Cyndi Lauper – la broccolina classe 1953 – non perde un’oncia della sua imprevedibilità e verve anche in una caldissima serata capitolina nella cavea dell’Auditorium prossima al «sold out». «Non è mai troppo tardi» – si schernisce davanti ai fan. Sempre un po’ fuori dal coro ed esuberante – ditelo a Quincy Jones fuori dai gangheri alla scoperta che il tintinnio che aveva provocato la sospensione delle session di registrazione di We are the world proveniva proprio dai braccialetti della cantante del Queens – ama intervallare i novanta minuti novanta di energia pura tra antichi successi e novità – con esilaranti ricordi di infanzia.
Attacca con una dichiarazione di intenti, la sua nuova passione per la musica country: «Provo generi musicali diversi – ha confidato a Rolling Stone – perché negli ottanta ero impegnata a diventare famosa e non riuscivo a sperimentare le cose che tutti riuscivano a fare». E così dopo le tentazioni dance di Bring Ya to the Brink (2008), le accentazioni blues dell’ottimo Memphis Blues (2010), prova ora a rileggere i classici del country in un album, Detour, attraverso più brani inseriti nella scaletta proposta nel live set romano.
Scenografia e costumi a tema, quasi fossimo in un rodeo, Cyndi entra in scena cappello schiacciato sulle ventitre e valigetta in mano, da una scala a chiocciola laterale del palco sulle note di Funnel of Love di Wanda Jackson. Puro country elettrico interpretato dalla solida band che l’accompagna, cinque musicisti e una corista, ma interpretato con il suo stile. Nessun birignano o ammiccamento, piuttosto una «lauperizzazione» delle song, che siano ballad – come il traditional End of the world cantato rallentando la versione originale, in bilico su una piattaforma.
«Da bimba impazzivo con mio fratello e mia sorella guardando serial western in tv. E poi uscivano in giardino a giocare cercando di imitarli, beccando spesso i rimproveri e gli scapaccioni di mia madre», racconta Cyndi prima di gettarsi nella frizzante cover di I want to be a Cowboy’s Sweetheart in coppia con la corista, a cavalcioni di un «pony a dondolo». Sono riletture in qualche caso fedeli all’originale – Cyndi non prova nemmeno a snaturare un’istituzione come Walkinfg After Midnight, dal repertorio di Patsy Cline, ci sono solo lei e il microfono.
Piace la nuova Lauper country lady, ma i fan aspettano altro: le canzoni di quel debutto del 1983 She’s so unusual, con lei coloratissima ragazza in copertina, anni rutilanti dove l’eccesso e la stravaganza andavano di pari passo con la creatività. Da quel disco arriva Money, in una versione calda e lunghissima in chiusura di set in cui si lancia in una gamma di acuti e sovra-acuti da lasciare allibiti.
«Non avrei mai potuto andare bene a The Voice- spiega – perché non avrei mai voluto sentire qualcuno dirmi quello che devo o non devo fare». Vero perché in quel disco si volava alto senza perdere un’oncia in comunicazione: Shebop, tastierone eighties e ritornello implacabile cantato in coro da tutto il pubblico e poi Time after time – il suo brano migliore di sempre, una ballad capace di commuovere un tipo tosto come Miles Davis che la riprese in You’re Under Arrested. Alle prime note, trentatrè anni dopo la Cavea lo accoglie con un tripudio di telefonini illuminati…
In quel disco recuperava anche un pezzo di Prince, When you’re mine che non poteva non tornare in scaletta: «È stato un mio amico e una persona geniale e divertente», racconta al pubblico. Anni frenetici, forse irripetibili, la cui filosofia è forse racchiusa nel mood festaiolo del testo di Girls just want to have fun. «Mio figlio mi ha detto che era tempo di cambiare soggetto». E così nell’intro rallentata , le ragazze diventano «boys», pronti al «rimorchio». Ma è solo questione di un minuto, il beat implacabile della batteria originale del pezzo dà il via al ritorno delle «ragazze». E la cavea va in visibilio. Bentornata, Cyndi.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento